Rapporto medico-paziente
Salvo complicazioni.
Appunti di un
chirurgo su una scienza
inesatta.
“Ho incontrato Ada e l'associazione
Attivecomeprima 30 anni
fa in una epoca in cui il
cancro era qualcosa di cui
ci si doveva vergognare
e soprattutto in una epoca
in cui di cancro si moriva
con più elevata frequenza.
Quando varcai la soglia
dell'associazione, allora
unica in Italia, sapevo
già cosa cercare: il mio
obiettivo era quello di
completare un processo di
addestramento professionale.
Infatti, seppur giovane
e inesperto chirurgo, ero
consapevole che al mio desiderio
naturale di aiutare gli
altri, la facoltà di medicina
aveva contrapposto l'insegnamento
a mantenere la distanza
dal paziente.
Entrando a far parte stabilmente
dello staff dell'associazione,
come chirurgo oncologo,
ho dovuto subito confrontarmi
con donne operate che nello
stesso gruppo presentavano
differenti stadi della malattia
tumorale.
Dover comunicare con gruppi
così eterogenei ha cambiato
radicalmente il mio modo
di essere medico, soprattutto
nel modo di gestire la comunicazione.
Del resto le donne che frequentano
l'associazione chiedono
solo di esprimersi, evidentemente
perchè non ne hanno avuto
la possibilità nei centri
di cura e nei percorsi diagnostico-terapeutici
istituzionali.
Permettere di esprimersi
presuppone una diversa attenzione
da parte del medico al malato
nella pluralità dei suoi
bisogni: quelli fisici innanzitutto,
ma anche quelli psicologici,
relazionali e sociali.
Nella nostra associazione
il medico, potenziando la
capacità di ascolto, "si
limita" ad ascoltare e a
correggere eventuali pregiudizi
che possono pregiudicare
i trattamenti. Un atteggiamento
che favorisce la possibilità
di esprimersi permette che
la sofferenza venga liberamente
riconosciuta, vissuta e
condivisa.
Alcuni anni fa, prendendo
spunto da un articolo apparso
su Jama il giornale dell'associazione
medica americana, che proponeva
4 modelli di comportamento
medico (paternalistico,
interpretativo, informativo,
deliberativo ), abbiamo
raccolto le riflessioni
fatte dalle donne dell'associazione
su come possa essere migliorata
la relazione tra medico
e paziente.
In particolare le donne
furono invitate ad individuare
quali, secondo loro, fossero
gli aspetti e le condizioni
riguardo al ruolo del medico,
da ritenersi indispensabile,
desiderabile, inaccettabile.
Le donne considerarono per
quanto attiene al medico
i seguenti requisiti.
Indispensabili:
1) sicurezza e competenza
2) sincerità
Dire la verità è un dovere
del medico e conoscerla
è un diritto del paziente.
La verità va sempre detta,
in primo luogo perchè una
relazione, di qualsiasi
tipo, non può aver inizio
con una bugia, anche se
detta a fin di bene e che
comunque avrebbe vita corta.
In secondo luogo perchè
di cancro si vive sempre
più spesso e le possibilità
di guarigione, in molti
casi, sono proporzionali
al coinvolgimento attivo
dei pazienti.
In questo senso è stato
osservato che gli esiti
peggiori dei trattamenti
si osservano nei pazienti
che rimuovono l'esistenza
della malattia.
3) empatia
Desiderabili: 1)
capacità di ascolto
2) attenzione all’individuo
3) disponibilità
4) atteggiamento tranquillizzante
5) capacità di integrare
i 4 modelli di comportamento
(paternalistico, informativo,
interpretativo, deliberativo).
Inaccettabili:
1) superficialità (presunzione,
scherzosità...)
2) incompetenza
3) drammatizzazione
Le donne dell'associazione
hanno tracciato, in base
a questi requisiti, una
figura ideale di medico,
ma prima di tutto di uomo:
• usa un linguaggio semplice
e familiare
• è disponibile a ripetere
l'informazione, qualora
una sola enunciazione non
fosse stata sufficiente
• è disponibile ad una sorta
di negoziazione tra medico
e paziente nel corso della
quale viene spiegato lo
scopo del trattamento proposto
e gli eventuali esiti, senza
omettere, se ve ne sono,
le diverse alternative possibili
• ha elaborato la paura
della sua morte
• sa usare la sua conoscenza
scientifica senza farsene
usare
• non parla di statistiche
né di limiti di tempo
• sa che la vera sconfitta
non è la morte ma l'incapacità
di vivere pienamente e fino
in fondo la vita
• si adopera per eliminare
i pregiudizi
• aiuta la donna a considerarsi
come essere unico e irripetibile
nella malattia e nella guarigione
(speranza) *in caso di prognosi
severa cita esempi di vita
e di successi impensati
nella sua personale esperienza
di medico
• è consapevole del fatto
che la conoscenza scientifica
è solo la "cornice" scientifica
in cui si muove la relazione
tra due persone
• sa suscitare il rispetto
che eliminerà i vuoti di
incomprensione e solitudine
tra le due parti
• non si preoccupa di cosa
dire, non dire, a chi e
come, ma ASCOLTA, CONDIVIDE
e AGISCE come se lui stesso
o un famigliare fosse dall'altra
parte.”
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