di Salvo Catania - gennaio
2014
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Dopo 38 anni di
attività professionale di chirurgo oncologo e di
contemporanea attività presso l’Associazione Attive come
prima, dove si concentravano soprattutto in passato da
tutte le regioni le pazienti che erano state
“marchiate” tragicamente come incurabili, ho imparato
piano piano a diffidare delle statistiche, che sia ben
chiaro, si devono conoscere come informazione, ma
soprattutto a non lasciarmi influenzare da queste non
perché poco importanti, ma per i limiti che a queste si
accompagnano. Paradossalmente, nonostante in quegli anni
numerose fossero le segnalazioni, la diffidenza mi era
stata inculcata da una paziente che allora definivo
“eccezionale”, mentre nel nostro secolo l’avrei
inquadrata come RAGAZZA FUORI DI SENO
[
http://www.senosalvo.com/ragazzefuoridiseno/menu_ragazzefuoridiseno.htm
]
Cruciale per il
mio training professionale l’esperienza con Anna,
figura storica della nostra Associazione. Operata da me
e relegata inconsciamente dal mio modo oggettivo di
concepire il cancro , tra le donne destinate a morire in
breve tempo, presentava una prognosi infausta: questa
era però la mia verità assoluta, quella biologica, che
veniva desunta da un certo numero di elementi che erano
studiati statisticamente, anche se ve ne erano altri
ugualmente importanti, neanche oggi sufficientemente
conosciuti.
Essa, sin dal
primo giorno, aveva richiesto la mia attenzione
occupandosi poco delle mie verità oggettive, che
venivano annualmente smentite e commentate da Lei con
grande senso di umorismo.
Ogni anno
all’anniversario dell’intervento che cadeva l’8 marzo e
scherzavamo su questa data, mi faceva pervenire un
biglietto di ringraziamenti con una curva della sua
sopravvivenza e con alcuni commenti che allora
consideravo “ deliranti”. Sorridevo e non replicavo in
alcun modo.
Quindi ad
esempio al quinto anno Lei si collocava nel 5% dei
sopravvissuti ed al 10 anno si definiva Case Report
.Sino al decimo anno il Case Report ha condotto una
vita attivissima. Mi ha aiutato ad organizzare
convegni sontuosi (uno addirittura con oltre 600 medici
iscritti) facendo tutto da sola. Sponsor, patrocini,
fornitori, ecc ecc
Anche Anna aveva
fatto tutte le terapie tradizionali , senza mai
discutere, ma gran parte del suo tempo lo dedicava ad
incoraggiare centinaia di pazienti che avevano tumori
di pochi millimetri e che mai avrebbero dato metastasi.
Quando, dopo 12
anni dall’intervento, sono andato a trovarla per
l’ultimo saluto in Ospedale , Anna mi accolse con un
“ grazie per essermi venuto a a trovare e grazie per
avermi salvato la vita “. Ho pensato ovviamente che
fosse delirante : “ Ma come sta morendo e mi ringrazia
per averle salvato la vita” ?
Nei giorni
successivi alla sua morte i familiari mi hanno
consegnato questa lettera che Anna aveva scritto con
mano fermissima dopo la mia visita. Solo in quel
momento ho capito il messaggio di Anna che aveva
cercato di trasmettermi invano per 12 anni.
Solo in quel
momento pur ritenendola la nostra una buona relazione mi
sono reso conto quanto fosse stata in realtà
asimmetrica. Per 12 anni mentre io ero portato a vedere
solo la sua malattia Anna cercava di spiegarmi che
questa rappresentava solo uno degli aspetti della sua
persona e della sua vita.
Lì per lì il
messaggio pur se chiaro l’ho considerai tra le tante
manifestazioni stravaganti della pazzarellona Anna
che corrispondeva ad un vero Case Report in tutte le
sue manifestazioni, perché comunque il dato oggettivo
per il mio modo oggettivo di considerare la malattia era
che Anna fosse morta e che quindi tutte le previsioni
prognostiche del sottoscritto si erano avverate, anche
se con almeno 8 anni di ritardo rispetto alla curva di
sopravvivenza.
Sì, Anna era
andata fuori dalle statistiche ma la spiegazione che mi
davo era pur sempre biologica anche se non coerente con
le mie previsioni e le mie conoscenze. Non coerente
perché in tutti quegli anni continuavo a chiedermi tra
me e me stupito : >> E’ curioso : il suo tumore è
molto aggressivo in tutti i parametri biologici, ma con
lei si comporta in modo più civile e tollerante>>
Non riuscivo
però a cancellare del tutto le ragioni di Anna ed allora
ho voluto andare alla caccia delle biografie stavolta
di medici o scienziati che avevano raccontato la loro
esperienza con il cancro in riferimento alle loro curve
di sopravvivenza. In scienza e coscienza , senza alcuna
tentazione alternativa di andare oltre la scienza . C’è
l’imbarazzo della scelta !
La più
illuminante forse è quella di Stephen Gould che all’età
di 40 anni, scoprì nel 1982 di avere un mesotelioma
all’addome, tumore raro ed a prognosi non certo
favorevole. Chiese ovviamente lumi sulla sua prognosi
e le risposte furono per lui agghiaccianti.
Dimesso
dall’Ospedale , Gould si infilò nella biblioteca del
campus universitario davanti ad una pila di riviste
recenti. Una ora dopo , orripilato, aveva capito perché
gli oncologi erano stati tanto evasivi e pessimisti:
OTTO MESI VITA al massimo !
Gli studi non
lasciavano spazio a dubbi : il mesotelioma era
incurabile, con una sopravvivenza media di 8 mesi dopo
la diagnosi. Rimase paralizzato per un tempo
indefinibile, ma alla fine la sua formazione
scientifica aveva preso il sopravvento salvandolo dal
buco nero della disperazione.
Cominciò a
riflettere . I medici mi hanno somministrato una verità
senza speranza alcuna, ma quanto c’è di vero in questa
verità assoluta ?
Palenteologo di
chiara fama, aveva trascorso la vita a studiare i
fenomeni naturali e tradurle in cifre arrivando alla
conclusione che in natura non esistono regole fisse
applicabili a tutti indistintamente.
E che l’essenza
della natura è la varianza , mentre la media o mediana
è solo una astrazione, una legge che la mente umana
cerca di imporre nel caos dei singoli casi individuali.
La prima considerazione che fece guardando la curva
della sopravvivenza : “E’ vero che metà dei pazienti
muoiono prima degli 8 mesi, ma perché gli oncologi non
hanno sottolineato per non togliermi tutte le speranze
che la metà dei pazienti sopravvive oltre gli 8 mesi ?”
E qui il primo sospiro di sollievo.
Era passato da
paziente senza speranze a paziente con qualche flebile
speranza.
A questo punto
Gould prese coscienza di un fatto ancora più importante
cioè che le curve di sopravvivenza hanno tutte lo
stesso andamento asimmetrico., nel senso che all’inizio
la mortalità pare impennarsi, ma poi rallenta degradando
verso il basso, e nella metà destra del diagramma si
estendeva ben oltre gli 8 mesi, anzi, la curva (la
“distribuzione” direbbe uno statistico) presentava una
ala destra così lunga da proseguire oltre il grafico. A
questo punto si mise a cercare una curva di
sopravvivenza al mesotelioma completa e quando
finalmente la trovò, ebbe modo di constatare che
effettivamente l’ala destra risultava spalmata su un
periodo di più anni. E qui tirò un bel secondo sospiro
di sollievo verificando che non fosse vero che non ci
fossero spiragli alla speranza oltre gli 8 mesi.
Terza
considerazione del perché le informazioni che danno gli
oncologi, pur in buona fede, possono essere non del
tutto rispondenti al vero . Il mesotelioma è un tumore
raro e quindi sono pochi i pazienti da studiare per
formulare una curva della sopravvivenza . Quella che
aveva davanti a sé, si riferiva a studi di pazienti
curati 10 o vent’anni prima. E soprattutto in oncologia
se le circostanze cambiano, si modifica in proporzione
anche la curva della sopravvivenza.
Poiché aveva
deciso di sottoporsi ad un trattamento sperimentale di
radioterapia ed a nuovi farmaci concluse “ Magari con un
pizzico di fortuna e con le nuove terapie potrei
occupare l’ala destra della curva ed uscire dal grafico
e morire dopo molti anni “
E’ lo stesso
Gould a raccontare la propria reazione alle statistiche
ufficiali che gli avevano dato 8 mesi di sopravvivenza,
e sarebbe scomparso per un’altra malattia costruendo
fuori dal grafico una delle più brillanti carriere
scientifiche dell’epoca realizzando prima della morte,
per altre cause, il sogno più importante della vita.
Gould muore a 60
anni nel 2001 per un secondo tumore (=nessuna relazione
con il mesotelioma) e questo farebbe storcere il naso a
qualcuno. Lui stesso prima della morte dichiara di avere
realizzato tutti i sogni della sua vita dal momento
della scoperta del primo tumore che doveva essere
letale.
Dicevamo che in
letteratura c’è l’imbarazzo della scelta. Forse si può
concludere che nessuno sia in grado di prevedere con
esattezza il decorso di un tumore maligno ed in fondo
proprio questo era il messaggio di Anna, confermato da
Gould , ma anche da David Spiegel e tanti altri autori
e su fonti prestigiosissime.
A che servono
allora le statistiche, che pur si devono conoscere, se
non possiamo escludere quando siamo di fronte ad un
paziente con prognosi infausta che possa trattarsi di un
paziente destinato ad uscire dall’ala destra del grafico
? Se non lo possiamo escludere allora perché far
trasmettere il nostro pessimismo prognostico che non
rappresenta una certezza?
Se cerchiamo di
esprimere queste osservazioni ci sentiamo dire o “che
sono casi rari o che ci fosse stato un errore
diagnostico2. E’ sempre cosi ?
No non è affatto
così.
Per fugare
questo dubbio due ricercatori dell’Università Erasmus
di Rotterdam, portarono a termine uno studio
sistematico di tutti i casi di remissione spontanea di
tumori diagnosticati senza ombra di dubbio.
Con loro grande
sorpresa solo nella piccola zona olandese che avevano
preso a campione trovarono ben 7 casi, indiscutibili ma
inspiegabili, in appena un anno e mezzo di osservazione.
E non si
trattava di miracoli.
Anche perché i
miracoli sono di gran lunga meno frequenti rispetto alle
remissioni complete documentate. Di certo sono solo 68
miracoli riconosciuti dalla Chiesa e registrati a
Lourdes mentre le guarigioni di cancri incurabili e ben
documentati sono molti di più.
Facciamo
qualche ipotesi a partire dalla genetica e dal sistema
immunitario .
Le cellule S-180
–quelle del sarcoma 180 risultano essere le più
virulente. Ottenute da una cavia di laboratorio in
Svizzera sono utilizzate in tutto il mondo per studiare
il cancro in condizioni riproducibili in modo
identico. Queste cellule famigerate contengono un
numero aberrante di cromosomi e secernono grandi
quantità di sostanze tossiche, le citochine, che fanno
letteralmente esplodere tutte le cellule con cui entrano
in contatto. Iniettate nell’organismo hanno tale
velocità di crescita che la neoplasia si raddoppia ogni
10 ore ed è pertanto possibile studiare gli effetti
provocati e le terapie in tempi brevissimi. Iniettate
nell’addome delle cavie , come se tappassimo una vasca
da bagno, bloccando il drenaggio dei linfatici provoca
un versamento ascitico che rappresenta il terreno ideale
per molte ricerche non solo di tipo oncologico.
Nel laboratorio
di Zheng Cui in North Carolina veniva studiato sul
liquido ascitico il metabolismo dei grassi e non il
cancro. Questo studio richiedeva un continuo ricambio di
cavie perché sotto l’attacco delle S-180 queste non
sopravvivevano più di 30 giorni. Invece un giorno
accadde qualcosa di strano. Invece un giorno accadde
qualcosa di straordinario. Alla dose standard di 200.000
S-180 tutte le cavie si erano ammalate tranne la numero
6. Venne raddoppiata la dose. Niente ! Triplicata,
quadruplicata. Niente !
Furono fatti
molti tentativi superando anche la dose di 200 milioni
di cellule, pari a mille volte la dose letale, ma non
si formò né ascite né cancro. La cavia venne battezzata
Migty mouse, resistente NATURALMENTE al cancro.
Normalmente le
cavie vivevano trenta giorni, mentre il nostro
supertopo, coccolato e curato resisteva ancora all’8
mese. Poiché la vita media di un topo non supera i due
anni, immediatamente Cui cercò di fare riprodurre la
cavia per avere molti esemplari da esperimento. La
storia è molto romanzesca e lunga e ve la risparmio.
Diciamo solo che i nipotini di Mihty Mouse dopo essersi
ammalati tutti di tumore a dosi massive di S-180 (sino
a 2 miliardi di S-180) con comparsa di ascite,
improvvisamente, dopo 2 settimane, guarivano
spontaneamente dal tumore e dall’ascite e riprendevano a
zampettare con annessa attività sessuale come prima.
Ipotesi : A
partire da una certa età [ sei mesi per il topo,
equivalenti a 25 anni su scala umana ] il meccanismo
naturale di resistenza al cancro si indebolisce. Di
conseguenza in un primo momento si sviluppa il cancro,
ma circa 2 settimane dopo [ pari ad un anno di vita in
un essere umano] il tumore, la cui sola presenza è
bastata ad attivare (=risvegliare) le resistenze
dell’organismo, decresce a vista d’occhio e sparisce nel
giro di 24 h [ 1-2 mesi su scala umana]. Studiando al
microscopio le cellule S-180 prelevate nell’addome delle
cavie miracolate , si scoprì un vero campo di battaglia.
Anzichè le solite cellule aggressive sul vetrino c’erano
cellule malconce alle prese con i globuli bianchi del
sistema immunitario, fra cui le cellule Killer naturali,
note con l’acronimo inglese NK.
La conclusione è
che un sistema immunitario efficiente è in grado di
contrastare naturalmente qualsiasi tipo di tumore. Tant’è
buona parte dei ciarlatani che vendono prodotti per
aumentare le difese immunitarie si basano su questa
evidenza indiscutibile. Il punto è che il nostro
organismo non ha bisogno, tranne in particolari
situazioni e patologie, di aumentare le difese
immunitarie che sono efficientissime e in grado di
sterminare rapidamente tutte le cellule tumorali che si
formano ogni giorno anche in individui che non hanno mai
avuto una diagnosi di cancro.
Il problema è
rappresentato dal fatto che le cellule tumorali
proliferano indisturbate perché non riconosciute dalle
nostre difese a causa del fenomeno del mimetismo
ottenuto con una opera di travestimento e comune anche
negli animali , in batteri e virus.
Tant’è che
attualmente sono in corso degli studi pilota per
smascherare il travestimento delle cellule tumorali.
Quello tramite l’utilizzo della crioablazione ad
esempio è uno dei più recenti, iniziato nel mese di
maggio 2013 con un piccolo campione di pazienti al
Memorial di New York, cui partecipa come ricercatore
anche l'amico Virgilio Sacchini.
E’ un metodo
semplicissimo che, prima ancora di eseguire
l’intervento, utilizza un ago in grado di raggiunge
il tumore primitivo mentre la temperatura viene portata
a meno 20 gradi centigradi in modo da congelare le
cellule tumorali in pochi secondi. Quel che si
trasforma in ghiaccio è l’acqua delle cellule tumorali
che poi esplode liberando gli antigeni tumorali che
riprendono ad essere attivi e quindi non più mascherati
all’interno della cellula. La liberazione degli
antigeni provoca una reazione di attacco da parte del
sistema immunologico non solo nel seno, ma in tutto il
corpo perché gli antigeni circolano con il sangue. E’
una prospettiva incoraggiante quindi anche per le
metastasi che possono essere attaccate, mentre prima se
ne stavano tranquille perché mimetizzate.
Sin qui in
studio c’è un campione di 20 pazienti con tumore di
volume superiore ad 1,5 cm. Queste pazienti non faranno
la chemioterapia dopo l’intervento per valutare
l’efficacia del trattamento.
Esiste il
supertopo nella specie umana ?
Il meccanismo
immunitario del supertopo è riproducibile nell’uomo ?
E’ molto
probabile
C’è comunque
l’evidenza che il sistema immunitario giochi un ruolo
importantissimo nella incredibile storia di Anne e
George. Anche queste storie sono lunghe e romanzesche.
Le riassumo : Anne era stata sottoposta per una
insufficienza renale ad un trapianto renale ovviamente
in associazione ad un immunosoppressore per impedire il
rigetto dell’organo. Dopo un anno dal trapianto Anne
cominciò ad accusare un dolore sordo in sede di
trapianto e facendo tutte le indagini si scoprì tra le
altre cose la presenza di un nodo mammario alla
mammografia che alla biopsia si dimostrò essere una
metastasi da melanoma. Non fu possibile dimostrare la
presenza del melanoma primitivo e Anne morì in poco
tempo per la diffusione delle metastasi.
Di lì a poco ,
George, che aveva subito un trapianto renale nello
stesso ospedale in cui l’aveva subito Anne, sviluppa un
melanoma metastatico , senza avere mai avuto mai un
melanoma. Per farla breve si riuscì a ricostruire la
storia della donatrice dei due reni e che sanissima si
era dimenticata prima della donazione di riferire che 16
anni prima era stata operata di un melanoma di 2,6 mm.
Ora poiché noi sappiamo quale sia la grande velocità di
crescita del melanoma evidentemente aveva conservato
controllati i microfocolai di melanoma per 16 anni per
poi donarli insieme ai reni ai riceventi. Quello che
aveva fatto scatenare la malattia in entrambi i casi
era stata la terapia immunosoppressiva. Infatti a
seguito di questa ipotesi a George venne somministrata
una massiccia terapia immunostimolante che provocò
l’immediato rigetto del rene, ma anche la scomparsa
completa della malattia metastatica nella fase in cui
generalmente non perdona. Non vorrei sbagliare ma credo
proprio che George sia ancora vivo.
Fonti :
1)
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Medical Journal (2002)
2)
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3)
Challis G.B et al “ The spontaneous regression of
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Oncologica (1990)
4)
Col W.H. “ Efforts to explain spontaneous
regression of cancer” Journal of Surcical Oncology
(1981)
5)
Bodey B et al. “The spontaneous regression of
cancer :possible mechanism” In Vivo (1998)
6)
Van Baalen D. et al. “Psicho-social correlates of
spontaneous regression in cancer” Monograph (1987
7)
Cui Z. et al “Spontaneous regression of advanced
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National Accademy Science (2003)
8)
Cui Z. “The winding road to the discovery of the
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9)
Mac Kie R.M. “Fatal melanoma transferred in a
donated kidney 16 years after melanoma surgery.
10)
Salvo C. “..e poi cambia la vita.” Ed. Franco
Angeli (1998)
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