LA VITA DOPO IL CANCRO AL SENO

L'esperienza di Attivecomeprima Onlus - Milano

Indipendentemente dalla gravità specifica del cancro, il fatto stesso di essersi ammalati e quindi forzatamente confrontati con l'idea della morte comporta una rottura drammatica della continuità del vivere.

In questa condizione si produce nella persona un varco attraverso il quale possono prepotentemente emergere sia le ragioni di infelicità e di insoddisfazione già preesistenti alla malattia ma latenti, perché prima compensate dalla "normalità" del quotidiano, sia i bisogni e i desideri ai quali per "mille buone ragioni" fino a quel momento non si è dato sufficiente ascolto.

Questo è il processo di crisi che la persona attraversa in concomitanza e in conseguenza della malattia e delle cure.

Il sentimento di colpevolizzazione verso di sé o verso gli altri che tutti in qualche modo vivono, sembra collegato a una valutazione critica e problematica della propria vita "precedente" a questo momento, quasi come se il fatto di poter morire faccia sentire in colpa per non aver vissuto adeguatamente.

La necessità di cambiamento che abbiamo incontrato in quasi trent'anni di lavoro con molte migliaia di donne, indipendentemente dalla loro condizione fisica, culturale, familiare e di età, originerebbe quindi dal fatto che il proprio modo di essere prima della malattia non sembra più adeguato a garantire un futuro in cui i bisogni e i desideri più forti possono vivere.

In campo sanitario, il senso del termine "recupero" è collegato all'idea che esistono funzioni fisiologiche normali compromesse da una malattia che possono essere ripristinate quanto meglio possibile ma per quello che abbiamo detto finora, il bisogno profondo che presentano a noi le donne non è tanto quello del recuperare (nel senso di tornare quelle di prima) ma di essere affiancate e sostenute nei processi di cambiamento indotti dalla crisi, per poter passare dalla rassegnazione impotente alla cosciente "presa in carico" della propria vita, indipendentemente dallo stato clinico.

I processi di cambiamento sono un fatto interiore e ogni donna può manifestarli con scelte esplicite (cambiamento di stili di vita, nelle relazioni, ecc.) o anche con scelte poco evidenti esteriormente (cambiamento del modo di pensare).

La rivalutazione dei bisogni più autentici sposta infatti il baricentro interiore dalla malattia alla vita, dal fallimento alla capitalizzazione delle risorse personali per realizzare aspirazioni prima sopite. Il passaggio dal ruolo passivo di vittima a quello di protagonista rende la circostanza drammatica della malattia un'opportunità per vivere in modo nuovo e più soddisfacente.

La riscoperta delle proprie potenzialità eleva l'immagine di sé e rafforza l'armonia con il proprio mondo interno. La nuova forza interiore che scaturisce da questo processo si manifesta in tutte le circostanze - favorevoli o sfavorevoli che siano - e aumenta la capacità di intrattenere relazioni più autentiche e libere con il mondo.

Questo è un fattore determinante per il contributo attivo che le donne possono dare alla propria cura, alla propria guarigione e, comunque, alla propria esistenza.

All'interno di questa realtà che è delle donne, Attivecomeprima ha creato la propria cultura e i propri strumenti curando nel tempo la loro qualità per poterli offrire ad altre organizzazioni e renderli quindi fruibili anche per le donne lontane da Milano.

In quest'ottica di costruzione di una rete di competenze ha anche lavorato per la creazione di rapporti di stima e collaborazione con le istituzioni oncologiche e associative sul territorio nazionale.

In tutti questi anni l'Associazione ha sempre scelto di mantenere una sola sede operativa. É stata sollecitata da più parti ad aprire nuove sedi ma ha preferito trasmettere il lavoro e in diversi casi aiutare nuove Associazioni a nascere.

Questo perché siamo convinti che l'abbinamento fra metodologie lungamente sperimentate e la cultura specifica delle singole organizzazioni radicate nei loro territori offra garanzie e risorse realmente più fruibili da parte delle donne nella loro realtà sociale e culturale.

La motivazione che ci spinge ad approfondire ed estendere il lavoro di sostegno globale alla persona a lato delle terapie oncologiche, risiede nel fatto che i riscontri da parte delle donne sono stati sempre positivi. Questo probabilmente perché è un lavoro centrato specificamente sull'ascolto dei loro bisogni, che offre risorse nuove e che si integra concretamente con l'opera delle istituzioni sanitarie e sociali.

Per riconoscere e sviluppare energie nuove, la donna compie da noi un percorso che ha un inizio e una conclusione. Parte dall'accoglienza delle sue esigenze e dalla conoscenza del nostro lavoro. La scelta di utilizzare o meno i nostri strumenti dipende da lei.
Le tappe del percorso si articolano in tre momenti.
Si svolgono in gruppi tra loro indipendenti e conseguenti, con cadenza settimanale, rispettivamente della durata di due mesi i primi due e di un anno il terzo.
I titoli parlano già del contenuto: Riprogettiamo l'esistenza, Decido di vivere, La terapia degli affetti.

Metodi e strumenti di conduzione sono frutto di una costante valutazione del lavoro e dei risultati, ottenuta anche attraverso due ricerche finanziate dal Ministero della Sanità e una terza attualmente in corso.

Durante il tragitto la donna può scegliere di usufruire anche del supporto medico generale durante la chemioterapia, di un dialogo aperto con i medici (sempre in gruppo) e partecipare alle attività psicofisiche e creative appositamente strutturate per sviluppare l'armonia mente corpo.

La struttura delle attività consente quindi a ogni donna di fare le scelte più sintoniche alla propria situazione e ai propri bisogni. Abbiamo osservato che, oltre ai benefici strettamente personali, vi sono risultati in linea di massima comuni quali l'aumento della consapevolezza, dell'autostima e dell'autonomia (con conseguenti effetti positivi per la persona e le sue relazioni) e l'abbassamento della paura (che determina un utilizzo più equilibrato delle risorse sociali e sanitarie con conseguente prevedibile risparmio per la spesa della collettività). Siamo inoltre convinti che il lavoro di Attivecomeprima favorisca indirettamente la prevenzione attraverso la testimonianza concreta del fatto che scoprire il cancro non significa necessariamente dover morire o vivere male.

Per noi è importante non creare nella donna dipendenza ne' senso di abbandono, ma stimolare l'accrescimento del benessere e di una vita piena al di là della malattia. Per questo motivo, al termine del suo percorso, vi è un congedo armonioso che scaturisce dalla crescita e la fa sentire libera nei confronti dell'Associazione, libera anche di ritornare, se ne avrà il piacere o il bisogno, oppure di aderire a un progetto di collaborazione.

Attivecomeprima è nata nel 1973 aiutata a compiere i primi passi dall'Istituto Tumori di Milano e dalla Sezione Milanese della Lega Italiana per la lotta contro i Tumori.
Dal 1983 ha una sede autonoma in Via Livigno 3, 20158 Milano
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