Bisognerebbe quindi modificare alcuni atteggiamenti dei medici?
"A dire il vero ci sono già i fermenti di una medicina più professionale e, soprattutto, più a misura d'uomo. Abbiamo vari 'profeti' che esaltano questi valori con convinzioni talora sinceramente personali ma, più spesso, purtroppo, solo politiche. Tuttavia non sempre l'evoluzione esterna, culturale e di costume, corrisponde poi di fatto a una evoluzione interiore altrettanto sentita, la quale passa invece sempre attraverso una difficile e profonda conquista individuale.
Per quanto riguarda la valutazione clinica personalizzata, inoltre, la situazione è forse peggiorata perché, come dice lo storico Bilancioni, 'nel passato moltissimi degli antichi (chirurghi), raffinati nei loro sensi dalla lunga consuetudine al letto del malato, ebbero delle intuizioni profonde, poiché in esso l'assenza del sussidio della tecnica e della suppellettile scientifica moderna era compensata dall'acutezza dello spirito di osservazione'.
Il problema degli atteggiamenti sbagliati dei medici c'era, comunque, anche nel passato. Per esempio, per quanto riguarda il problema della comunicazione della verità ai pazienti, alcuni medici dell'antichità ammonivano i loro colleghi di dire agli interessati delle cose inesatte finendo talora con il convincere se stessi che le cose sarebbero andate in quel modo.
Sul tema della verità gli antichi erano comunque più corretti di alcuni medici moderni che riescono a delegare questo compito ad altri medici successivi, il che era più difficile nel passato. Inoltre, avendo un rapporto più personale, gli antichi erano in grado di attuare meglio quello che io ritengo il giusto atteggiamento: dire al paziente quella verità che egli è in grado di comprendere".
Oltre che per un diverso rapporto con il medico, per i pazienti in che maniera è cambiata l'assistenza sanitaria nel tempo?
"Il primo ospedale per i malati di cancro fu fondato nel 1740 dal canonico Jean Godinot che, allontanato dall'Università di Reims per le sue idee (che forse non erano poi tanto sbagliate), si rifugiò nelle campagne vicine dove fece una fortuna con lo... champagne. 'Sponsorizzato' anche da Don Perignon in persona, fondò il primo 'ospedale per i malati di cancro per sollevare i loro dolori fisici e morali'.
Anche nei secoli precedenti (e per molto tempo dopo) l'ospedale era prevalentemente una struttura umanitaria, gestita dal clero, che raccoglieva i pazienti poveri; per quanto riguarda le malattie tumorali, le prime associazioni di assistenza si chiamavano 'Cancer Charity' o 'Dame del Calvariò'. Nel XVII secolo l'olandese Tulp fece in un suo testo l'affermazione, non sufficientemente dimostrata, che il cancro era contagioso; di conseguenza i pazienti furono per qualche tempo mantenuti in isolamento e non era amrriesso il loro ricovero in ospedale. Il rischio del contagio fu (quasi) subito smentito, ma poiché i libri erano pochi e rari e venivano utilizzati per tanto tempo, ci vollero molti anni prima che il testo di Tulp venisse considerato superato.
Nello stesso periodo, la maggior parte degli interventi veniva effettuata in casa dei pazienti. Un quadro realistico della situazione si ha in un'incisione olandese del XVII secolo che raffigura un intervento di mastectomia effettuato nella camera da letto della paziente, in presenza del marito e di due serve. La donna è seduta e il chirurgo effettua l'operazione mentre un suo assistente sostiene il braccio della paziente. Un medico scrive a tavolino alcune ricette, mentre (forse) un farmacista sulla sinistra tiene in mano un bicchiere con qualche tonico o droga soporifera; c'è anche un cagnolino che disturba visibilmente gli operatori.
Sarebbe lungo analizzare tutte le modificazioni dell'assistenza sanitaria nel tempo, comunque la situazione attuale, nel bene o nel male, è sotto gli occhi di tutti. Adesso, la struttura è molto più complessa ed efficiente (o efficientistica?) e funziona meglio al servizio della popolazione, anche se talora prevarica il singolo individuo. Le strutture organizzate offrono ai pazienti la possibilità di utilizzare consulenze pluridisciplinari e migliori strumenti diagnostici e terapeutici. Nondimeno tali strutture, che pure offrono una maggiore sicurezza, possono in alcuni casi determinare uno spiacevole impatto psicologico, manifestare il carattere alienante e impersonale della organizzazione programmata, imporre diagnostiche e terapie non sempre giustificate (quello che viene definito 'accanimento' diagnostico e/o terapeutico)".
|