In che misura si teneva conto, nel passato, delle problematiche psicologiche?
"Sempre in campo oncologico, le valutazioni psicologiche erano abbastanza considerate. Per esempio era ben stabilita la relazione tra cancro e psiche. Ippocrate sosteneva genericamente che si ammalavano di cancro le persone melanconiche, constatazione sostenuta anche da Galeno che più specificatamente affermava anche che raramente ammalavano di cancro alla mammella le donne vivaci.
'L'origine melanconica (del cancro) attizzata dalla malinconia e dalla bile nera' era pure sostenuta da Avicenna (XI sec.), ma una maggiore chiarificazione venne da Ruggero da Parma (XII sec.) che suppose per il cancro una combinazione di cause interne e esterne di cui i nervi erano la fonte principale.
Henry de Mondeville (XIV sec.) sosteneva che i tumori guarivano meglio se la paziente 'desiderava vivamente la guarigione'.
A partire dal XVII secolo la correlazione fra cancro e melanconia fu ampiamente acquisita e furono avanzate alcune ipotesi per dare una spiegazione all'azione del temperamento melanconico sullo sviluppo del cancro. In generale si riteneva che la tristezza determinava una costrizione dei vasi più piccoli che intrappolavano e coagulavano gli umori.
Herman Boerhaave osservava che il cancro era 'difficilissimo da trattare nella donna melanconica' ed anche Lorenz Heister era della stessa opinione tanto da sconsigliare l'intervento chirurgico alle pazienti melanconiche".
Per concludere, quali considerazioni si possono trarre dall'analisi storica relativa alle malattie della mammella nel passato?
"Non mi ritengo un vero storico e quindi posso farti solo alcune considerazioni di ordine pratico.
In generale, per prima cosa, sono d'accordo con quanto dice Augusto Comte che 'non si conosce completamente una scienza se non se ne conosce la storia'. Sempre in generale, bisogna rifuggire da qualsiasi dogmatismo, riconoscere quanto di vero c'è o ci potrebbe essere nelle opinioni, ma soprattutto non confondere le opinioni con i fatti.
In particolare, per quanto riguarda le malattie della mammella, bisogna continuamente meditare su questo semplice assioma: 'le malattie della mammella sono un gruppo eterogeneo di malattie che si manifesta in un gruppo eterogeneo di pazienti'. Questa è una regola da applicare in tutti gli aspetti della malattia tumorale. Poi mi piace ricordare quanto dice Veronesi che nei trattamenti bisogna cercare di ottentere 'il massimo del controllo della malattia, il massimo delle informazioni, il minimo della mutilazione'.
Infine, per quanto riguarda l'atteggiamento personale del medico, vorrei ricordare una sintesi che ho fatto parafrasando altre frasi: il medico dovrebbe 'conservare le cose dimostratesi utili, riflettere con spirito aperto sulle quelle nuove, riconoscere il merito delle originali, provare con giudizio quelle ragionevoli e, soprattutto, agire con umanità'. Charles Gros nelle sue lezioni di senologia amava spesso ripetere una frase di Stotzel che dice: 'l'uomo che guarisce è ben altra cosa dall'uomo che possiede il sapere'. Guarire non è tutto, anche senza dare la guarigione il medico può dare di più, se ha lui stesso qualcosa di più rispetto agli altri".
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