Secondo te, quale collegamento esiste oggi tra la medicina e la cultura?
Più precisamente, ha ancora senso per il medico la cultura umanistica che faceva parte della sua formazione nel passato?.


"Parlare di cultura umanistica del medico o di 'arte medica' è indubbiamente fuori moda. Anch'io sono d'accordo nel rifiutare queste immagini stereotipate del medico del passato, e ritengo che la cultura sia un fatto personale che ognuno deve costruirsi come meglio crede.

Una cultura deve comunque essere coltivata perché rappresenta un vero e proprio strumento di lavoro, indispensabile per avere quella apertura mentale che si richiede a chiunque tratta problematiche complesse con persone molto eterogenee. Spesso si dimentica che una buona parte della nostra prestazione professionale riguarda il dialogo con la paziente. Soprattutto in certe situazioni difficili (in cui magari sei a disagio e vorresti... fuggire) devi invece capire, trovare le parole giuste, essere dall'altra parte; in quei momenti non hai tempo per consultare il manuale di psicologia, e ti mostri per quello che sei e che vali. Novalis afferma che 'il seno è il petto della donna elevato a mistero'. Su tutti i misteri si fanno grandi discussioni, si scrivono bei libri, ma sempre con la sensazione di non avere chiarito molto. Anche nel nostro campo qualcosa è scritto nei libri di medicina, qualcosa si impara dal rapporti con la paziente (talora fatti anche solo di sguardi, di gesti, di semplici frasi), ma altro ancora deve essere recepito indirettamente dalle manifestazioni sociali e culturali. Per cogliere queste sfumature bisogna però essere educati a farlo, ecco quindi che la cultura non è quella informazione di cui la nostra società fa un mito, ma l'educazione a elaborare in proprio. Partendo da questo atteggiamento, anche le cose più semplici diventano insegnamento. Royer è come se avesse scritto un trattato sui vantaggi dell'allattamento quando con poche parole ha affermato che 'il latte materno possiede contemporaneamente tre qualità che lo rendono l'alimento ideale: il prezzo più conveniente, la qualità migliore e la confezione più attraente'.

Plutarco ha anticipato di duemila anni Freud quando ha affermato che 'nell'uomo la natura ha posto le mammelle in maniera che la madre possa tenere il bambino e sorridergli e parlargli'. Concetto che in altri termini fu ripreso anche dal (simpatico) chirurgo Oliver Holmes che nel 1867 ha affermato che 'un paio di sostanziose ghiandole mammarie ha qualche vantaggio in più rispetto ai due emisferi cerebrali del più edotto dei professori nell'arte di realizzare un fluido nutrizionale per il bambino'.

Tutte le espressioni intelligenti (non solo artistiche, ma anche della moda, del cinema...) aiutano a capire se si ha attenzione e senso critico. Per esempio, sempre in campo senologico, nella letteratura non si trova solamente l'esaltazione dei seni rigogliosi, ma c'è anche chi trova più fantasia.ed immaginazione nei 'piccoli seni sul davanzale di una finestra aperta sopra la vita' (O'Neill). Un buon argomento per tante donne complessate. C'è anche una poesia di L. Bouhilhet, un poeta del secolo scorso, che mi piace immaginare come una poesia d'amore rivolta ad una mastectomizzata (non credo che l'autore si rivolterebbe nella tomba): 'Che m'importa del tuo seno vuoto, o mia amatasi è più vicini al cuore quando il petto è scarno/ed io vedo, come un merlo chiuso nella sua gabbia, /l'amore che si risveglia cantando tra le tue ossa'".

Parlavi prima di filosofia terapeutica, in che cosa consiste?

"Certo non si può esprimere in poche parole. Il padre della senologia Charles Gros, quello cioè che ha creato una specialità a parte circa 25 anni fa, credeva in questa scienza proprio come approccio globale della paziente in tutte le sue componenti fisiologiche, diagnostiche, terapeutiche, oncologiche, psicologiche, intimmente collegate tra loro in un insieme indissociabile.

Un approccio globale, quindi, in cui il medico ha precise responsabilità scientifiche (deve cioè sapere ciò che è rationale ossia ragionevole) ma anche psicoterapeutiche. Lériche, un famoso chirurgo che ha scritto una Filosofia della Chirurgia, circa quarant'anni fa affermava: 'Lo spirito di carità, lo spirito taumaturgico, sono in via di estinzione, respinti dalla dittatura amministrativa e dalla preoccupazione tecnica; la medicina è destinata a perdere la sua anima: meccanicismo dei trattamenti, tariffazione delle prestazioni, consulenze specialistiche in serie senza una mente responsabile, dilagare abusivo dell'arte per l'arte, attrazione incondizionata per uno spirito scientifico o ritenuto tale. Le facoltà di medicina non insegnano più la scienza dell'uomo in toto'.

Visione forse un po' pessimistica, considerando che sono indubbiamente migliorate le conoscenze e la qualità delle prestazioni, ma non lontana da alcune realtà dell'assistenza sanitaria di oggi.

Un bell'esempio di filosofia terapeutica relativa al cancro della mammella è quello espresso dal famoso chirurgo William Sampson Handley nel 1922: 'Io non sono l'unico a credere che la quantità della vita sia il solo obiettivo su cui giudicare i risultati. La qualità della vita è egualmente importante'".