La speranza è la capacità di sollevarsi dal collasso psichico su simbolizzazioni catastrofiche per recuperare una prospettiva legittima di vita, di affermazione della propria identità, di legami positivi e di affetti. Non necessariamente questa prospettiva coincide con l'idea di una vita lunga. Essa può essere sentita come viva e intensa anche se all'orizzonte incombono minacce.
La speranza, che si risveglia allorquando si allenta le morsa del "principio di incertezza", è quella di ridare senso alla propria vita, di trovare un significato alla sofferenza per uscirne.

IL MODELLO DI ATTIVECOMEPRIMA

L'accoglienza

Una delle caratteristiche costanti dell'ambiente e delle relazioni all'interno dell'Associazione è la capacità di accogliere. Si tratta di un orientamento affettivo che è presente (e viene curato) in ogni parte dell'organizzazione, nei rapporti interni e nei contatti esterni.
Accogliere, trattare con rispetto e affetto non sono "modi di fare", espressione di cortesia e di buona educazione o di sentimenti etici relativi ai rapporti umani. Sono un fondamentale aspetto del clima di lavoro, un ingrediente del contesto e di tutte le attività, un fattore che cura.
Chi telefona o viene di persona in Associazione ha infatti vissuto, o sta vivendo, un'esperienza difficile, nella quale molte sono state le situazioni e i motivi per cui può essersi sentita sola, esclusa, isolata; ciò vale indipendentemente dall'educazione, dalla cultura, dal livello sociale ed economico.
L'apertura di uno spazio emotivo accogliente facilita lo stabilirsi di un'area di confidenza e fiducia che consente di esprimersi, parlare di sé, raccontare la propria storia, partecipare ai gruppi e accomunarsi con altre donne, sino ad allora estranee e sconosciute, nella discussione di cose personali, spesso molto intime.
Questo spazio ha una realizzazione precoce nel "primo incontro" con l'Associazione, che avviene già in presenza di un piccolo gruppo.

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