Ricordo una donna coraggiosa, sensibile e intelligente che raccontava di come, a casa sua, nel segreto del bagno, guardava piangente il suo corpo, ingrassato e un po' sformato, privo di un seno e sovrastato da una testa pelata che le appariva così grossa e nuda...
Ci vuole dunque molta forza per accettare terapie tanto sconvolgenti.
D'altro lato, la terribile capacità di alcune cure di far star male può anche essere sentita come un segnale della loro po tema mortale nei confronti del tumore e quindi rassicurare, dare speranza. In questo senso, l' accettazione e la partecipazione alla cura aprono spazi ad una simbolizzazione della sofferenza e della perdita come prove da superare per crescere e vivere.
La capacità di tollerare le cure post operatorie non è la sola che la donna deve porre in campo: la paura delle metastasi èora uno spettro da tenere a bada, controllare. Non si tratta di fantasmi, di timori infondati e irragionevoli, poiché il ritmo stesso dei controlli, l'eventuale presenza delle terapie e, comunque, le conoscenze personali (le conoscenze "di tipo A") suggeriscono continuamente (e per lungo tempo) che non si èfuori pericolo e ci si può ancora ammalare.
I controlli scandiscono la vita. Il periodo intercorrente fra essi ha spesso un andamento che può essere descritto in questo modo. Dopo un controllo che è "andato bene" c'è un senso di benessere e di liberazione. Aumenta l' attività, migliora l' umore e migliora la capacità di godere delle relazioni affettive familiari e sociali. Passato un breve periodo, varcata più o meno la soglia di metà del tempo che separa un controllo dall'altro comincia a salire il livello dell'ansia (anche perché spesso, prima del controllo successivo, bisogna prenotare ed assoggettarsi ad esami di laboratorio, dei quali in seguito si porterà il referto al controllo stesso). L'ansia cresce dapprima larvatamente, in seguito quasi in modo esponenziale, soprattutto se i referti di laboratorio presentano dati o dichiarazioni che sembrano indicare valori o situazioni negative, poco chiare. Controlli a distanza di tre mesi, in questa prospettiva, possono consentire tempi di relativa serenità brevi, pari a qualche settimana. La possibilità di allentare la paura della malattia dipende ora molto dal responso che il medico darà sulla base dei risultati degli esami, nonché dalla visita che egli stesso effettuerà.
Inoltre, poiché si sa sin dall'inizio che i controlli dureranno per molti anni (sia pure diminuendo progressivamente in frequenza), ciò suona, nonostante le eventuali rassicurazioni contrarie, come una dichiarazione di effettiva esposizione, per molto tempo, al rischio di metastasi!

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