Non si tratta, almeno in questi casi, di un problema di origine relazionale, in quanto la mancanza di una mammella o la sua diminuzione di volume non portano a una riduzione del desiderio sessuale e dell'affetto da parte del compagno.
Dobbiamo allora pensare che è una questione più intima, personale.
È come se la donna si confrontasse con oggetti interni di alta capacità persecutiva, che "non la riconoscono più" se mutata, incompleta, diversa da un'immagine ideale. In qualche modo, questa sofferenza sembra ricollegarsi all'immagine introiettata di una madre narcisista, anaffettiva ed espulsiva, incapace di riparare la perdita e ricostituire, con sguardo amoroso e partecipe, l'integrità "buona" del corpo.
In siffatta condizione, l'elaborazione del cambiamento e il superamento della tristezza per la perdita parziale di sé sono fortemente ostacolate da emozioni di carattere persecutivo. I sentimenti di colpa e di mortificazione, connessi all'impossibilità di "perdonare" un corpo imperfetto, completano il quadro depressivo.
Il ricorso alla chirurgia ricostruttiva può allora servire come mezzo per ritornare ad una accettazione di sé altrimenti impossibile.
La ricostruzione della mammella tuttavia, se non è accompagnata danna integrazione reale del seno ricostruito nell'identità corporea, produce essa stessa una situazione di ansia ricollegabile all'idea di una sorta di "falso sé", posticcio, illusorio e ingannevole, perpetuamente lì a testimoniare ciò che non si è ma che si fa veder di essere!
La figura dell'Amazzone, intesa come donna che accetta una parziale mutilazione del corpo femminile/materno per poter combattere e garantirsi la sopravvivenza, appare come il simbolo delle donne che, indipendentemente dall'aver o meno fatto ricostruire la mammella (o le mammelle), hanno accettato la loro nuova condizione, il cambiamento del corpo - e quindi anche il corpo ricostruito, che è sempre diverso dal coppo originale - come esito di una crisi in cui hanno combattuto per vivere e dalla quale sono riemerse ritrovando una loro buona identità.
La strada terapeutica dopo l'intervento chirurgico è varia: chemioterapie, radioterapie, ormonoterapie sono i sistemi attualmente più accreditati, quelli in cui si ripone maggior fiducia, quelli scientificamente testati e consolidati nella prassi.
Per scoprire la presenza di eventuali metastasi vengono effettuati controlli periodici accompagnati da esami strumentali.
Talvolta le terapie post chirurgiche sono causa di grandi malesseri. In particolar modo alcuni tipi di farmaci chemioterapiciprovocano talvolta veri e propri disastri a livello fisico (vomito, debolezza, perdita dei capelli, cessazione, talora permanente, del flusso mestruale) e conseguenti reazioni emotive (insonnia, depressione, ansia, chiusura sociale).

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