Le profonde ansie collegate a questa prospettiva di fondo si intrecciano alle altre emozioni specifiche della situazione di malattia (la sofferenza, i timori per la sopravvivenza, la "posizione stressante" della cura) e le acuiscono.
Coinvolti direttamente nelle vicende familiari, i figli possono essere oggetto passivo di investimenti malinconici, depressivi o reattivi. Sono anche soggetto attivo, che può avvicinarsi o allontanarsi nei confronti degli accadimenti collegati alla malattia.
La situazione può cambiare in relazione all'età e al sesso dei figli.
Le figlie, ad esempio, possono essere per le madri ammalate una preoccupazione per via di timori di trasmissione per via ereditaria della malattia. Durante la crescita madri e figlie fanno i conti con i loro desideri di assomigliarsi o essere diverse. In ogni caso il ponte (genetico e psichico) che le unisce può generare una grande paura che il "destino" le unisca nella malattia. Si tratta dunque di un timore, più o meno inconsapevole, che può riguardare entrambe, anche quando non vi siano elementi di alcun genere che lo possono giustificare in termini clinici e genetici.
Le figlie adolescenti spesso si allontanano, amplificano i comportamenti di differenziazione, appaiono talvolta molto conflittuali nei confronti della madre, possono sviluppare sintomi di fallimento scolastico se la mamma investe molto sulla scuola.
Può accadere anche che, se la madre sta male e si teme possa presto morire, in quest'ultimo periodo di vita esse si distanzino ancor di più, utilizzando a tal fine i loro impegni (la scuola, le amicizie, il lavoro, gli interessi). Tali distanziamenti contengono anche una forte colpevolizzazione ed un sentimento di abbandono che, se la madre morirà, emergeranno in seguito.
I maschi sembrano molto meno turbati dall'idea della trasmissione del rischio di cancro (per la mancanza o per la minore intensità di quegli elementi identificativi che caratterizzano più strettamente il rapporto tra genitori e figli dello stesso sesso). I maschi adolescenti, inoltre, utilizzano spesso modalità difensive di tipo emancipante che hanno un significato di abbandono minore rispetto agli allontanamenti attuati dalle femmine. In altri termini, essi utilizzano le spinte all'allontanamento ed all'autonomia, specifiche dell'adolescenza, per prendere anche le distanze dalle emozioni della malattia della madre senza che ciò appaia come una fuga o un rifiuto.
A volte i figli adolescenti sono iperattivi, altre passivi. Questi due atteggiamenti costituiscono una reazione alle paure e alle tristezze vissute per la malattia della madre.
L'iperattività, può essere un tentativo di rielaborazione dell'ansia attraverso una accelerazione dei comportamenti sociali collegati ai compiti evolutivi specifici dell'adolescenza. Essa testimonia un tentativo di emancipazione precoce dalla madre, che ha la funzione di difendere la mente dal pensiero della morte suggerito dalle tristezze e dalle paure.

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