Le situazioni di crisi (come testimoniato da recenti sviluppi della ricerca clinica in psicoanalisi) danno vita a una sorta di "contesto di rinascita" all'interno del quale la nostra identità può mutare o essere sentita (talvolta con piacere, talaltra con dolore) cambiata, almeno in parte.
Se abbiamo il un raffreddore, per alcuni giorni ci "sentiremo" ammalati, intontiti, indolenziti, ma la rappresentazione di noi stessi come "ammalati" sarà scritta temporaneamente nella nostra identità e scomparirà non appena i sintomi del raffreddore ci lasceranno. Il raffreddore, infatti, non genera alcuna catastrofe, né cambiamenti permanenti o temuti tali. Il cancro invece può farci nascere alla malattia, al rischio di morte, a una nuova condizione esistenziale in cui il "principio di incertezza" è di casa.
Quali sono le relazioni più significative che possono condeterminare la qualità del nuovo imprinting ovvero, in altri termini, mutare in parte l'identità personale, il significato del mondo relazionale e la stessa idea del destino della nostra vita?
La Medicina
Certamente le relazioni con i medici sono, perlomeno all'inizio, le più importanti.
Si tratta di rapporti che lasciano sempre tracce profonde, nel bene e nel male, in ragione di come la persona sente accolte le necessità vitali che la spingono ad affrontare, per essere aiutata in momenti terribili e sacrali come la comunicazione della diagnosi, le decisioni sulle terapie appropriate, le comunicazioni circa le possibili prospettive della vita dopo le cure.
Da un lato, l'istituzione medica è fatta apposta per accogliere il bisogno di cura e per fare tutto ciò che è in suo potere per soddisfarlo. D'altro lato essa stessa, nel curare, procura dolore: con la comunicazione della diagnosi il medico "mette la malattia nella coscienza" del paziente, sottraendola a quell'area confusa e impaurita in cui è però sempre possibile sperare che "non sia vero"; le cure, spesso invasive o dolorose, richiedono alla persona ammalata di essere in grado essa stessa di attivare le proprie risorse per affrontare eventi difficili quali il cambiamento del corpo e le paure per il futuro.
Lo stesso rituale dei controlli periodici successivi alle terapie e il loro protrarsi a lungo nel tempo contribuisce per molti a rafforzare, nella prospettiva che stiamo considerando, l'idea che la malattia, mai dichiarata vinta, possa ripresentarsi.
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