Le basi logiche della terapia sistemica di supporto al malato oncologico

Nella cura di un malato di cancro bisogna tenere in grande considerazione il fatto che la chemioterapia è causa di effetti tossici a un livello ben più profondo e generale di quello abitualmente considerato. C’è ragione di pensare, infatti, che almeno gran parte dei suoi effetti sull’organismo siano dovuti ad azioni tossiche di carattere sistemico che si svolgono a livello biochimico-cellulare e tissutale e che producono un pesante effetto turbativo nella rete di processi autorganizzativi, autoriparativi e autodifensivi che definiscono l’intero organismo come sistema autopoietico, cioè che si auto-produce; in altre parole un sistema organizzato nella forma di una rete di processi di produzione dei componenti (macromolecole, cellule, organi, tessuti, ecc.) che costituiscono la sua stessa struttura.

La logica di questa impostazione teorica, proprio perché centrata nella dimensione biologica dell’organizzazione del vivente, consente di realizzare una prassi terapeutica di orientamento sistemico in grado di prevenire almeno gran parte degli effetti tossici dei chemioterapici e quindi dei sintomi lamentati dai pazienti durante e dopo le terapie oncologiche. Tale approccio – e in questo stanno le sue caratteristiche innovative – pone in particolare evidenza le relazioni fra i processi che stanno alla base delle capacità di auto-regolazione, auto-rigenerazione e auto-difesa che conferiscono all’intero organismo la caratteristica di unità organizzata.
La complessità del quadro sintomatologico della “fatigue” che affligge il paziente in chemioterapia, sta proprio nel fatto che è una sindrome caratterizzata da una alterazione della rete dei processi di autorganizzazione indotta dalle terapie oncologiche.

La strategia terapeutica mira, quindi, al mantenimento dell’organizzazione della rete autopoietica attraverso la somministrazione di farmaci e substrati che stimolano e sostengono l’autonomia dei processi riparativi dei componenti strutturali che la determinano. Questo è il razionale che suggerisce l’utilizzo prevalentemente - anche se non esclusivamente - di farmaci naturali, ovvero di biomolecole portatrici di adeguate informazioni biologiche coerenti con la natura del sistema. Nello specifico – e qui in estrema sintesi - si tratta di farmaci contenenti ‘probiotici’ in grado di correggere la disbiosi (cioè l’alterazione della flora batterica e la disfunzione del sistema immunolinfatico intestinale) e sostenere la vigilanza immunitaria dell’intero organismo; di biocatalizzatori e intermedi del ciclo di Krebs e della catena respiratoria in grado di regolare il metabolismo cellulare e la produzione di energia a livello mitocondriale; di adeguati substrati nutrizionali che consentono la correzione dell’eccessiva acidificazione del mesenchima (il tessuto che riempie l’interstizio fra le cellule) e quindi il corretto drenaggio antitossico dell’intero organismo.

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