Il sostegno di questi processi, infatti, è un presupposto irrinunciabile per la corretta espressione delle funzioni autodifensive e autoriparative che garantiscono all’intero organismo autonomia, unità e individualità, conseguenze implicite dell’autopoiesi. Tale tipologia di intervento terapeutico, per le sue caratteristiche finalità ‘regolative’ dei processi autorganizzativi dell’organismo quale sistema autopoietico, vede l’utilizzo di alcuni dei citati strumenti terapeutici a dosaggi ‘perifisiologici’, ossia contenenti biomolecole in concentrazioni simili a quelle fisiologicamente presenti nell’organismo stesso e quindi idonee a esercitare funzioni di ‘modulazione’ del network informativo che costituisce la delicata rete dei processi autopoietici.

Tale strategia terapeutica di orientamento sistemico, quindi, facendo riferimento a concetti e strumenti condivisi dalla comunità scientifica e introducendo un modello cognitivo centrato sulla persona e non sulla malattia, consente:

  • di ridurre la sofferenza fisica durante e dopo la chemioterapia e di migliorare la qualità della vita;
  • di ridurre il ricorso a farmaci sintomatici;
  • di dare una risposta concreta al bisogno di supporto globale che il malato di cancro va cercando;
  • di aumentare la fiducia e la partecipazione attiva alle stesse terapie oncologiche e di incentivare la speranza;
  • di arricchire il rapporto medico-paziente di nuovi contenuti comunicativi e operativi e di favorire così l’emergere, nella prassi medica, di uno “sguardo clinico antropologico”;
  • di aumentare l’autonomia personale e di consentire al malato un uso più corretto delle strutture pubbliche.

Per saperne di pių:
Ricciuti Alberto, “Systemic support therapy for cancer patients during and after chemotherapy”, in Emergence in Complex, Cognitive, Social, and Biological Systems (Proceedings of The Second Italian Conference on Systems Science, Nov. 9-10, 2001, Castel Ivano (TN), Italy) Kluwer Academic / Plenum Publishers, New York, 2002, pp.347-358

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