Tali terapie sembrano per lo più indirizzate a contrastare gli effetti tossici diretti e immediati delle cure oncologiche con farmaci preziosi ma che, a loro volta, possono essi stessi essere responsabili di ulteriori effetti collaterali. In altre parole, le usuali terapie di supporto sembrano in generale indirizzate a inseguire i sintomi piuttosto che a prevenirli, seguendo sostanzialmente una ‘logica riparativa’ del danno prodotto dai chemioterapici a ‘singoli componenti’ (tessuti, organi, funzioni, ecc.) dell’organismo; logica utile in alcuni casi, ma sicuramente insufficiente in altri.
Nonostante le terapie di supporto attualmente impiegate, la chemioterapia rimane quindi a tutt’oggi una terapia molto gravosa per il paziente e che riduce la sua qualità di vita a livelli a volte giudicati ai limiti della tollerabilità, fino a indurre molti malati al suo rifiuto.

Per tale complesso di ragioni, molti pazienti (fino al 60% di tutti i malati oncologici in Italia in una recente ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità) sono spinti a ricercare terapie complementari di supporto per lo più senza comunicarlo ai propri medici curanti e con risultati spesso poco soddisfacenti. Tali terapie infatti (integratori alimentari, vitamine, fitoterapici, prescrizioni dietetiche) - nella maggior parte dei casi - o seguono anch’esse una logica soppressiva dei sintomi, o si pongono in competizione con le cure oncologiche cercando di curare il cancro in modo ‘alternativo’. Inoltre utilizzano spesso concetti teorici e linguaggi che, per la loro distanza da quelli attualmente condivisi e utilizzati dalla comunità scientifica, introducono forti elementi di conflittualità tra i pazienti e gli oncologi.

Per tali ragioni è quindi non solo utile ma ormai necessario sistematizzare la terapia di supporto medico generale e promuovere il suo sviluppo e la sua applicazione come parte integrante delle terapie oncologiche.
La terapia di supporto medico generale che qui si propone si fonda su alcune indispensabili e irrinunciabili premesse di contenuto e di metodo:

  1. si pone in stretta alleanza con le terapie oncologiche e non come metodo ‘alternativo’ di terapia del cancro;
  2. utilizza un linguaggio e dei concetti condivisi dalla comunità scientifica facilitando così la comunicazione tra pazienti e medici e degli stessi medici fra di loro;
  3. consente una verifica dei suoi risultati con strumenti accettati dalla comunità scientifica;
  4. coniuga lo “sguardo clinico oggettivante” dell’attuale tradizione medica, con lo “sguardo clinico antropologico” che emerge oggi come bisogno di attenzione alla globalità della persona - sia da parte dei pazienti che di molti medici.

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