Alla fine di febbraio entro nel reparto trapianti pronto ad affrontare questa tappa fondamentale per combattere la malattia. Essere arrivato fino a questo punto è già un traguardo importante: nella sfortuna bisogna comunque essere fortunati.
La mia fortuna è avere un fratello gemello che non solo è compatibile come donatore, ma mi eviterà l’uso di medicinali antirigetto e non solo.
Dopo la chemioterapia e la radioterapia il 6 marzo mi viene fatta l’infusione di cellule staminali prelevate da mio fratello.
Ancora un mese e mezzo di isolamento, problemi vari, le piastrine che non salgono, qualche colica. Un altro periodo difficile che si diluisce nello scorrere del tempo. La consapevolezza che il passare del tempo aiuta a sopportare delle situazioni difficili, sai che tutto passa, tutto viene superato. Prima di Pasqua finalmente vado a casa, ma non sto ancora bene, il fegato è affaticato dalle medicine, non riesco a mangiare e devo tornare in ospedale. Bastano tre giorni senza prendere medicine ed i valori del fegato tornano abbastanza normali.
Fisicamente sono uno straccio, devo ancora seguire un regime alimentare molto controllato e usare la mascherina quando esco o ricevo degli amici.
Arriva l’estate e trascorro un mese di vacanza in Toscana, inizio a recuperare e piano piano i valori del sangue migliorano. Ma veniamo ad oggi.
Ho da poco festeggiato un anno dal trapianto, la quotidianità sta prendendo il sopravvento. Il trapianto però non rappresenta una certezza, è solo una grande speranza.
Ma come tornare alla vita di tutti i giorni, alla normalità dopo quello che ho vissuto?
Impossibile. La mia vita non sarà mai più come prima, per certi aspetti però è forse migliorata. Più attenzione e cura alle cose che contano veramente, un occhio più distaccato alle frenesie, una maggiore consapevolezza di quanto valore abbiano le piccole cose.
Per “ripartire” però è fondamentale attaccarsi a quelle passioni che non hanno mai abbandonato i miei pensieri, tra queste sicuramente ha un ruolo importante la corsa.
La corsa che vuol dire anche tanti amici con i quali condividere progetti, allenamenti, obbiettivi. Ho già programmato una gara per la fine di maggio e se tutto va bene la maratona di New York per il 7 di novembre. A questi appuntamenti mi troverò vicino tante persone che mi vogliono bene compreso mio figlio maggiore che correrà la sua prima maratona. Se ce la farò non lo so ancora, di sicuro so che il solo fatto di parlarne con gli amici, di organizzare, di pensarci, mi da la sensazione di essere come prima.

Questo non vuol dire che pensi di essere sicuramente guarito, ogni volta che faccio i controlli resta la preoccupazione, il pensiero che qualche cosa possa non andare bene.
Sono però convinto che come con la voglia di vivere sono arrivato fino a questo punto, la stessa voglia mi può portare a trascorrere una nuova esistenza.
Forse non lunghissima ma sicuramente più ricca e consapevole.

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