L’origine della CRF è multifattoriale.
Essa è più frequente dopo intervento chirurgico, dopo chemioterapia, immunoterapia o radioterapia. La prevalenza della fatigue dopo chemioterapia o radioterapia è risultata del 96% ed una sensazione severa di fatigue è quasi costante tra chi assume modificatori della risposta biologica come alfa-interferon o interleuchina.
All’instaurasi della CRF comunque contribuiscono tutta una serie di altri fattori predisponenti o causali: anormalità del metabolismo energetico correlate con un aumento delle richieste (dovute a crescita del tumore, infezioni o febbre o ad un intervento chirurgico); diminuita disponibilità di substrati metabolici( anemia, ipossiemia, scarsa nutrizione); anormali produzione di sostanze che danneggiano il metabolismo o il normale funzionamento dei muscoli (citochine o anticorpi).
Altri meccanismi proposti correlano la fatigue alla fisiopatologia dei disordini del sonno e della depressione.
Non esistono però a tutt’oggi chiare evidenze a supporto di alcuno di questi meccanismi e sono pertanto indispensabili ulteriori ricerche.
Una strategia vincente nel trattamento della CRF richiederebbe un approccio più globale (olistico) nella cura del paziente. Un aspetto essenziale della terapia è l’educazione del paziente circa la natura della fatigue, le opzioni terapeutiche e ciò che si può ottenere. Sfortunatamente diversi studi recenti hanno evidenziato che la CRF è raramente discussa tra i pazienti ed i loro oncologi. Gli oncologi ritengono che il dolore abbia una incidenza sulla qualità della vita di entità superiore rispetto alla fatigue (61% vs37%) mentre i pazienti pensano precisamente l’opposto: la fatigue per loro ha un impatto più negativo rispetto al dolore (61% vs 19%).

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