L’esame istologico del linfonodo sentinella
Al fine di ottimizzare l’efficacia di questa tecnica conservativa, il linfonodo sentinella, una volta asportato chirurgicamente, deve essere analizzato in modo molto attento da un anatomo patologo esperto in ambito senologico.
Esistono a questo proposito due
modalità operative:
in questo caso l’esame istologico viene
eseguito intraoperatoriamente su sezioni criostatiche.
Ovviamente tale metodica ha il vantaggio di prevedere una unica
seduta chirurgica, ma può comportare problemi logistici e
limitazioni legate alla brevità del tempo a disposizione dell’anatomopatologo
per l’analisi accurata delle sezioni istologiche
linfoghiandolari.
in questo caso un esame istologico
approfondito del linfonodo sentinella viene condotto
extra-operatoriamente, con intervento di quadrantectomia e (in
caso di positività del linfonodo sentinella ) di
linfoadenectomia ascellare completa solo in seconda seduta.
Questa modalità operativa consente una maggiore accuratezza
diagnostica, riducendo l’incidenza di falsi negativi. La recente
introduzione, accanto alla valutazione istologica routinaria con
ematossilina-eosina, di sezioni analizzate con metodiche
immunocitochimiche (anticorpi anticitocheratine), ha consentito
di identificare anche singole cellule tumorali metastatiche (micrometastasi
del linfonodo sentinella), migliorando ulteriormente
l’affidabilità della metodica.
Indicazioni alla applicazione della
tecnica del linfonodo sentinella
La tecnica del linfonodo sentinella è
indicata:
In questa categoria di pazienti
l’interessamento linfoghiandolare ascellare è presente nel
30-35% dei casi, per cui il rilievo di un linfonodo sentinella
negativo consente di evitare nel 65-70% delle donne una inutile
linfoadenectomia ascellare completa.
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in donne con due o più noduli
tumorali situati nello stesso quadrante mammario (tumori multifocali), con diametro complessivo tumorale inferiore o
uguale a 3 centimetri, e con linfonodi ascellari clinicamente
negativi.
Controindicazioni alla applicazione della
tecnica del linfonodo sentinella
La tecnica del linfonodo sentinella è
controindicata:
In questi casi il rischio di metastasi
ascellari è elevato (60-65%), per cui il non ricorso alla
linfoadenectomia ascellare completa può rivelarsi più spesso non
corretto
Complicanze della tecnica del linfonodo
sentinella
La
tecnica del linfonodo sentinella consente come detto di ridurre
l’incidenza di linfedemi all’arto superiore, rispetto alla
dissezione ascellare completa.
Il tasso di linfedemi dopo biopsia del
linfonodo sentinella è di circa il 3%.
Va tuttavia rilevato che l’incidenza di
linfedemi, dopo linfoadenectomia differita (per linfonodi
sentinella falsamente negativi o per ripresa di malattia a
livello ascellare), è di circa il 17%, superiore quindi a quella
riscontrata dopo linfoadenectomia primaria (probabilmente perché
si reinterviene su un’area già chirurgicamente manipolata).
Follow up delle pazienti trattate con
tecnica del linfonodo sentinella
Le pazienti sottoposte ad intervento
conservativo con biopsia del linfonodo sentinella devono essere
sottoposte ad un follow-up standard, cioè con visita
inizialmente ogni sei mesi, quindi ogni anno, e con mammografia
annuale.
La visita periodica deve comprendere un
accurato esame clinico delle stazioni linfoghiandolari
ascellari. Qualora si rilevi l’ingrossamento di uno o più
linfonodi, può essere utile l’esecuzione di una ecografia
ascellare e di un eventuale agoaspirato.
In caso di ripresa di malattia a livello
ascellare (3-4 % dei casi), è necessario ricorrere alla
linfoadenectomia ascellare completa differita.
Aspetti di radioprotezione
L’applicazione della tecnica del linfonodo
sentinella non determina problemi significativi di
radioprotezione, in quanto le dosi di radioattività
somministrate ed assorbite sono molto modeste.
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Le pazienti sono esposte, a
livello dei tessuti sani, a dosi trascurabili (dosi medie
assorbite di 0,5-1 mGy), che sono considerate prive di
potenzialità carcinogenetiche o leucemogene.
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Gli operatori sanitari
(chirurghi, ferristi, medici nucleari, anatomo-patologi)
ricevono anch’essi dosi di radiazioni molto basse, che non
rendono necessaria una sorveglianza fisica di tipo
radioprotezionistico. Si è calcolato, ad esempio, che la dose
assorbita dalle mani di un chirurgo, che esegua la tecnica del
linfonodo sentinella su 100 pazienti, è più di cento volte
inferiore ai limiti di dose annui stabiliti per la popolazione
dalle Raccomandazioni ICRP 60 e dal Decreto Legislativo 230/95.
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