La scoperta del meccanismo di replicazione del DNA, che
consente a una cellula di trasmettere inalterata tutta la sua
informazione alle cellule figlie, e la successiva decifrazione
del linguaggio del DNA, negli anni' 50 di questo secolo, sono
state fra le più grandi scoperte che l'umanità abbia mai fatto
per avvicinarsi a capire le radici della vita. Da allora la conoscenza
dei meccanismi biochimici che stanno alla base della
fisiologia e della patologia hanno fatto grandi passi, inimmaginabili
solo pochi anni prima. Quando io iniziavo a studiare
medicina, agli inizi degli anni' 60, alle lezioni di biologia del
prof. Ceppellini, un grande maestro che sapeva trasmettere
l'entusiasmo, si respirava un'atmosfera di grande eccitazione
intellettuale. La soluzione del problema del cancro, oltre che
di molte malattie genetiche, sembrava alla portata degli sforzi
di una generazione. Molti di noi maturarono in quell' aula il
desiderio di occuparsi di tumori. Le cose furono poi più difficili,
il problema si rivelò di una complessità molto maggiore
del previsto ed ancor oggi ad ogni passo avanti significativo si
apre un nuovo mondo misterioso, per orientarsi nel quale di
volta in volta occorre sviluppare tecnologie nuove e spesso rimettere
in discussione teorie che si davano per acquisite. La
grande illusione meccanicistica ha portato a un enorme sviluppo
di tecnologia e conoscenza ma non ha ancora pagato in termini
di risultati.
Recentemente, a un dibattito sui progressi della ricerca oncologica,
ho incontrato un vecchio compagno di università che
non vedevo da molti anni, ma di cui avevo letto alcune importanti
pubblicazioni e di cui conservo intatta una grande stima
fin dai tempi della scuola. lo ero stato invitato a illustrare il
punto di vista dell' epidemiologo, lui quello del biologo molecolare.
Parlai prima io e illustrai come siano state scoperte molte
cause ambientali dei tumori, come eliminando le cause note
sarebbe possibile prevenire oltre la metà dei tumori che affliggono
l'umanità, come però queste cause siano difficili da eliminare
essendo intimamente connesse al nostro stile di vita e alle
nostre organizzazioni sociali ed economiche. Parlai molto di
probabilità (devo dire senza cogliere nel pubblico segni di particolare interesse),
dissi che oggi sappiamo predire con notevole precisione quanti casi di
tumore dobbiamo aspettarci in questa o quella popolazione,
ma che mai potremo dire, salvo casi molto particolari, chi è destinato
ad ammalarsi e quando. Dissi che molti fattori ambientali
possono danneggiare il DNA: virus, radiazioni ionizzanti,
sostanze chimiche genotossiche ( cioè tossiche per i geni, dette anche mutagene),
che nella grande maggioranza dei casi questi danni al DNA vengono riparati dai
sistemi cellulari di difesa (si pensi che in ogni nostra cellula
ogni giorno vengono riparati centinaia di danni al DNA) ma
talvolta finiscono per causare mutazioni, cioè alterazioni della
sequenza di basi del DNA, che possono implicare modificazioni delle
istruzioni alla cellula. La probabilità che in una cellula
si accumulino tutte le alterazioni necessarie perche un tumore
si sviluppi, da quelle ereditate a quelle che mano a mano si aggiungono
per cause ambientali, è molto molto piccola, ma le
cellule sono tante per cui la probabilità che un individuo costituito
da migliaia di miliardi di cellule si ammali diventa piuttosto grande.
Dissi ad esempio che la probabilità che un forte fumatore si
ammali di cancro polmonare è circa del 20%, ma non
perche l' 80% degli uomini sono geneticamente protetti e quindi
possono fumare quanto vogliono, bensì semplicemente perche
sono più fortunati. Dissi che se fosse vero che si ammala solo
chi è geneticamente predisposto, chi si ammala di un tumore
dovrebbe svilupparne molti altri prima di morire del primo,
perche tutte le sue cellule hanno ereditato la stessa predisposizione.
Dissi queste cose perche molti pensano che se il nonno è
vissuto fumando come un turco fino a novantanni non ci
dev'essere granche rischio neanche per i nipoti.
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