All’arrivo infatti scoprirò che un terzo dei concorrenti è stato costretto a gettare la spugna
in questo tratto e tra questi ha dato forfait il sessanta per cento degli italiani,alcuni dei quali
“tosti “ e temprati alle torture della Marathon Des Sables.
Lo stesso Marco Olmo,vincitore per la quarta volta consecutiva,ammetterà di avere
portato a termine la gara più terribile della sua vita. Abbandonata la terra dei Dogon e superato il tratto più difficile e caldo del deserto, veniamo letteralmente inghiottiti per i sessanta chilometri finali dalla fitta savana nella quale si nascondono i villaggi Peuls con le case di fango e l’immancabile moschea.
Che sorpresa i Peuls ! Li avevo “incontrati” in Niger . In questo tratto del Sahara meridionale , si dedicano alla agricoltura e all’allevamento soprattutto di cammelli,ma anche bovini e ovini.



Convertiti all’islamismo nell’ottocento sono in parte pastori nomadi e seminomadi
Questo popolo bellissimo ,un po’ come i Bororo del Niger, è noto anche oltre confine per il culto della bellezza.
Alti e magri hanno un vero culto del corpo che culmina nelle feste tradizionali in cui maschi e femmine si sottopongono a ore di trucco e indossano abiti e gioielli sgargianti.
Belli e dignitosi ,ma ti accorgi della loro povertà assoluta quando fanno a gara nel contendersi
le bottiglie vuote dell’acqua minerale che noi non sappiamo dove mettere una volta riempite le borracce. I bambini guardano estasiati le nostre barre energetiche e ,nella notte, sono affascinati dalle nostre lampade frontali che accompagnano lontano dai villaggi sino a che sono state inghiottite dall’erba alta della savana.

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