Deformazione
professionale a parte ,in realtà il seno femminile per i
suoi aspetti simbolici è molto importante nella cultura dogon
e non a caso un proverbio recita : “il seno di una donna
è secondo solo a Dio”.
Prima di scalare la parte più difficile della falesia,una cerimonia
probabilmente organizzata perché era previsto il nostro passaggio,ci
accoglie con largo sfoggio di costumi e maschere dalla svariata simbologia.
Sui sentieri impervi,in uno scenario mozzafiato, sfioriamo la parete
rocciosa in cui sono ricavate le tombe costruite dai Tellem,popolo
a sua volta scacciato dai Dogon,secondo una regola molto frequente
in Africa,quella del più forte.Le tombe,costruite dai Tellem,sono
scavate a diversa altezza a decine di metri da terra e vengono utilizzate
tutt’ora.
Durante il rito funebre i corpi dei defunti vengono issati per mezzo
di funi.
La
pericolosità del sentiero giustifica l’informazione
che avevo appresa sui libri sul fatto che
questi riti con relativa frequenza hanno comportato incidenti mortali
nel tentativo di arrampicarsi senza una attrezzatura specifica .
Con il fiato sospeso attraversiamo i villaggi ed il tratto compreso
tra quello di Tireli sino a Banani è sicuramente il più
suggestivo.
Dalla sommità della falesia il panorama è indimenticabile!
Attraversando i villaggi mi hanno colpito in modo particolare le porte
delle case ,dalle diverse dimensioni,ma tutte finemente intarsiate.
Bellissime le decorazioni di legno e tra queste,ricorrente è
il coccodrillo,che come dicevamo è considerato animale sacro.
Intorno al novantesimo chilometro in corrispondenza di una interminabile
successione di dune di sabbia ,il caldo e la commistione micidiale
con l’umidità,ci riportano con i piedi per terra e
ci costringono a rallentare il passo sino ad ingaggiare una battaglia
con sé stessi per non abbandonare.
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