Con il mio amico Gianni Minutti al mattino della domenica,
skirollers ai piedi e racchette in mano, partivamo da S.Felice (Segrate) e….. attraversando la Tangenziale Est (!!!!) in direzione Venezia
uscivamo a Cologno Monzese per raggiungere Lecco dopo aver percorso una cinquantina di km.
Non ci vuole molto ad immaginare le poco esilaranti cadute in discesa in mezzo al traffico automobilistico, tra Lesmo, Monticello e Lecco,
con il rischio tra l’altro di essere trasportati in caso di necessità nell’Ospedale in cui allora lavoravo.
Gianni era un personaggio unico: a lui devo almeno dieci (su oltre venti!) fratture che ho dovuto subire con l’attività sportiva estrema.
Ma devo a lui anche la “spinta decisiva” a provare per la prima volta, “clandestinamente” per non preoccupare le famiglie, il deltaplano,
il parapendio e “alla luce del sole” il wind-surf, il nuoto pinnato e lo sci di fondo.
Ciò che per la mia mentalità era già straordinario con Gianni veniva immediatamente declassato a banale routine: ricordo come un sogno
il giro quotidiano in windsurf dell’arcipelago della Maddalena con qualsiasi condizione di vento e di mare!
Gianni aveva “arruolato” oltre me una trentina di amici nel gruppo dei “Cormorani” e con lui ci misuravamo in continue sfide “in cielo,
in terra e in mare”.
Gianni aveva vissuto sempre pericolosamente.
Questo era però solo il punto di vista di tutti i suoi amici e conoscenti.
In realtà Gianni preparava sempre meticolosamente, quasi maniacalmente, tutte le sue imprese.
Sosteneva che rispetto a queste “corre più pericoli la casalinga distratta in casa con l’asciugacapelli e con i fornelli”.
E coerentemente con quanto sosteneva, l’undici aprile del 1991, giorno in cui avrebbe dovuto prendere un aereo all’aeroporto di Pisa diretto
in Sardegna, arrivando in ritardo per un banale incidente stradale, si ritrovò tra i 143 passeggeri bruciati nel rogo del Mobby Prince a Livorno.
Due giorni dopo ho faticato molto a realizzare che in quel minuscolo mucchio di ceneri avrei dovuto riconoscere, questo era il compito a me affidato dalla
famiglia, quel tornado di vitalità che mi aveva sempre battuto in tutti gli sport, e che soprattutto mi aveva accompagnato in mille avventure e disavventure!
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