100 miles of Namib desert


di Salvo Catania *

(* questo articolo è stato pubblicato sul
mensile "CORRERE" di novembre 2004)






Namibia. Una superficie di oltre 800.000 km quadrati, quasi tre volte quella dell'Italia, per una popolazione che non arriva a 1.500.000 abitanti, concentrati quasi tutti tra la capitale Windoek e i maggiori centri abitati.
Ha subito la dominazione del Sud Africa ed è stata lungamente una colonia tedesca, fatti questi che hanno lasciato una eredità indelebile nella sua formazione e oggi la Namibia è un paese stabile, sicuro e ben organizzato, che ha saputo mettere a frutto tutte le proprie risorse, compresa quella del turismo.
Le straordinarie bellezze del territorio, una politica degli operatori locali uniti nella scelta per un turismo selezionato, hanno creato di questo paese una immagine che quasi è in contrasto con quella dei suoi confinanti.
La Namibia è lo stato più recintato: qui ogni area ha un proprietario, appartiene a una fattoria o territorio protetto, sempre ben delimitata da recinzioni che hanno anche la funzione di evitare l'interscambio di animali tra le diverse zone.
La stessa area del Namib Desert, interessata dalla gara, è un Parco Nazionale, che racchiude quello che è stato classificato come il deserto più antico del mondo e, al suo interno, vi sono le dune fisse più alte esistenti, oltre 300 metri di altezza.
Tutti i siti di maggior interesse di questo paese sono protetti o attrezzati per il turismo, certamente non di massa, ma attento e interessato.
La viabilità interna è formata da strade che sono generalmente piste sterrate; solo le principali dorsali del paese sono asfaltate a giustificazione di un traffico praticamente inesistente, al di fuori dei centri urbani.
E' la prima volta che questa area protetta viene aperta per una manifestazione sportiva: sono stati concessi i permessi per settori normalmente vietati ai visitatori, aree assolutamente incontaminate.
Naturalmente le regole del Parco sono rigide e non contemplano la possibilità di campeggiarvi all'interno.
La gara si è disputata nel mese di luglio 2004 quando in Namibia c'è l'inverno. Si tratta di un inverno con temperature diurne di 25-28°C con una umidità tra il 10 e il 20%, valori ideali per la corsa.
Nella notte l'escursione termica è molto alta e porta ad un abbassamento repentino delle temperature fino a 3-8°C.
Il vento rimane sempre la grande incognita del deserto, non è prevedibile, e quando arriva complica terribilmente le cose a tutti.

La gara

Gara con 5 tappe in 4 giorni per complessivi 150 km. La temperatura delle tappe al mattino era generalmente di 18-20 °C, a fine giornata di 37°C, più alta della media stagionale, ma il caldo era ben tollerato grazie alla scarsa umidità.
Il quarto ed il quinto giorno si è registrato vento forte, con raffiche fino a 80 km/h e visibilità ridotta a causa della sabbia in sospensione. Non ci sono mai stati, però, problemi di orientamento.
Agonisticamente la gara è stata caratterizzata dal fatto che il gruppo dei partecipanti si è subito frammentato in 4-5 tronconi che si davano quotidianamente battaglia.
Il primo era costituito da Macchia, Parazzoli, Venturini, Degli Esposti, Marano, dai due argentini Foresti e Crateri, e dallo svizzero Mathis.
La possibilità di ben recuperare lo sforzo a fine giornata ha impresso ritmi di corsa forsennati.
A ben guardare i grandi boccali di birra di Giulio Macchia, vincitore assoluto, o i piatti di impala e gnu di Paolo Venturini a cena, ridimensionano in modo importante gli "integralismi alimentari", che accompagnano come una leggenda, i maratoneti, ultra e no.
Nel troncone di centro-classifica sono stato trascinato con Renzo Moltrasio e Chiara Tieghi (vincitrice della classifica femminile), dai ritmi dettati dallo scatenato Silvio Chierichetti (anni 62, un personale sulla maratona di 3 h 11' a 60 anni ! ) che ci ha "costretti" al ritmo di circa 4'- 4,30' al chilometro per tratti di 20-25 km corsi su terreni impossibili, per poi magari fermarsi una mezz'ora per scattare foto.
Abbiamo corso tutti paralizzati dalla magia del paesaggio soprattutto in prossimità delle dune rosse nell'area del Parco, zona rigorosamente vietata ai turisti e accessibile, finchè non siamo arrivati noi, solo agli addetti della Natural Conservation.
La possibilità di "calpestare luoghi assolutamente inviolati ci è stata offerta dalla mediazione entusiastica di Petter Johannesen, console onorario della Namibia, onnipresente sul campo di gara.
Che dire dell'organizzazione? Perfetta sotto ogni punto di vista: lungo il percorsole segnalazioni sempre precise, anche quando eventi improvvisi (il vento degli ultimi due giorni)hanno richiesto immediate modifiche; perfetta la scelta logistica dei lodge e dell'alimentazione, in grado di soddisfare ogni abitudine o desiderio.

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