Personaggi della 100 miles of Namib desert 2004: Paolo Venturini
di Salvo Catania
Tra i partecipanti della 100 miles of Namibia 2004 ,Paolo Venturini,partito con i favori del pronostico, è giunto al traguardo in terza posizione dopo una lotta pressoché quotidiana con il vincitore Giulio Macchia e altri concorrenti (vedi classifica).
Tuttavia Paolo Venturini,detto l'Africano, oltre ad essere un maratoneta di buon livello (personale 2h 20') è noto per aver portato a termine numerose imprese in mountain bike in solitaria ed in regime di autosufficienza in Africa, in Sudamerica
e in Australia.
Mi ha colpito per la semplicità ed onestà con la quale ha accettato la mancata vittoria nella competizione in cui partiva favorito e che si è disputata a luglio nel deserto della Namibia:
"Partecipare e correre alla 100 Miglia della Namibia è stata per me una nuova esperienza sportiva. Rivedere una "vecchia" conoscenza come il deserto del Namib, mi ha fatto vivere emozioni forti, non più in solitaria ed in sella alla mia mountain bike, ma correndo contro altri avversari, agguerriti e più esperti di me nell'appoggiare i piedi sulla soffice sabbia. Ho dovuto faticare non poco per terminare questa ultramaratona a tappe, credo comunque di avere mantenuto il mio soprannome di "AFRICANO". A parte gli scherzi, per me è stato un test di allenamento per avvicinarmi al mondo delle ultramaratone. Dopo le varie prove nella Death Valley e del Cile, era giunto il momento di mettermi alla prova oltre che con l'ambiente naturale estremo, anche con gli avversari. Credo che la 100 Miglia del Namib sia stata la giusta gara per capire le difficoltà e le problematiche di questa specialità. Sicuramente c'è molto da migliorare e l'esperienza in questi casi fa' la differenza. Ad ogni modo non avere riportato danni gravi ai piedi (niente vesciche o abrasioni), avere sopportato bene le difficoltà del correre con lo zainetto sulle spalle, essere riuscito a recuperare abbastanza bene lo sforzo giorno per giorno e alla fine avere corso da protagonista terminando terzo assoluto, mi soddisfa e mi stimola a continuare. Rivedendo come si sono svolte le prime tappe di gara, forse qualche mia partenza più accorta, mi avrebbe permesso di guadagnare un posto in classifica o forse chissà, magari anche lottare per il primo posto, certo è che se ci fosse stata, come al giro d'Italia, la maglietta per il più battagliero, sicuramente sarebbe stata mia. Abituato ancora ai ritmi più forti delle corse su strada, ad ogni partenza, mi trovavo in testa, con distacchi anche notevoli, complici anche alcuni concorrenti kamikaze che mi stimolavano tirandomi per poi "morire" negli enormi spazi del deserto. I cinque minuti di squalifica, subiti dal sottoscritto nella prima tappa per essere uscito dal percorso, ed avere "tagliato" qualche centinaio di metri, hanno inoltre contribuito a farmi perdere il contatto con i primi, primi che tra l'altro, lavorando in team, hanno fatto gioco di squadra, aiutandosi in ogni situazione, specie per contrastare le raffiche di vento ad oltre 90 Km/h, cose che invece io non ho potuto fare essendo davanti solo ed alla ricerca della pista. Tanto di cappello ai primi due classificati che sulla sabbia e sul terreno impervio sono stati veramente forti, a me invece i tratti più "facili", dove si poteva correre, penso che in alcuni punti per recuperare il gap perso ho toccato anche i 3'20" al Km e considerate le distanze e la fatica, non sia poi così male. Ora mi concedo qualche giorno di tranquillità, solo qualche sgambata per poi guardare all'orizzonte cosa propone il mondo delle ultramaratone."
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