LINFONODO SENTINELLA - NUOVO METODO
Ricevo e copio incollo volentieri la mail pervenutami
dall’amico Rodolfo Lanocita, dell’Istituto dei Tumori di Milano,
che riassume la comunicazione di un nuovo metodo di identificazione
del Linfonodo sentinella che necessita di ulteriore validazione,
ma che mi sembra molto promettente.
Rotterdam, Olanda, 20 gennaio 2009
Identificazione del linfonodo sentinella con ecografia
e mezzo di contrasto ecoriflettente
Il linfonodo sentinella viene impiegato nella
pratica clinica chirurgica per ridurre l’invasività dell’intervento.
Il concetto generico consiste nell’apprezzare quale sia la prima
stazione di drenaggio del nodulo maligno nel sistema linfatico,
nell’asportarla ed analizzarla al microscopio, se questa stazione
è indenne da malattia, si assume che lo siano anche tutte le stazioni
di drenaggio dopo di questa. Il vantaggio di tale sistema diagnostico
è intuitivo, eliminando solo uno o due linfonodi si riducono “i
danni” alla persona, generando una chirurgia sempre meno invasiva
ma al contempo sicura. Questa metodica è stata proposta dai chirurghi
della mammella verso la fine degli anni ’70, ma la validazione clinica
e l’estensione d’uso anche al melanoma ed al tumore del pene è avvenuta
tra gli anni ’80 e ’90. Nei tempi attuali il metodo è accettato
e diffuso in tutto il mondo e prevede l’uso di due metodiche fondamentali:
- l’iniezione di un colorante vitale (blue dye) - l’uso di un tracciante
scintigrafico radioattivo e di una sonda da radioattività portatile.
Entrambi i metodi sono validi ed in mani esperte presentano ottime
percentuali di successo nell’identificazione del linfonodo sentinella,
consentendo una chirurgia più rapida ed un migliore risultato estetico
per i pazienti. Di ogni medaglia esiste tuttavia il lato rovescio,
infatti il colorante vitale per guidare il chirurgo alla prima stazione
necessita di essere “seguito” lungo tutto il suo percorso blu (fig.1).
Il tracciante radioattivo consente invece una chirurgia più rapida
e selettiva ma espone il paziente e gli operatori ad una dose di
radiazione (per quanto bassa), oltre a necessitare di una specifica
regolamentazione per il trasporto, la gestione e lo smaltimento
della sostanza. A causa di questi motivi un gruppo di ricerca italiano
ha esplorato la possibilità di utilizzare l’ecografia ed una sostanza
maneggevole per identificare “dall’esterno” la via linfatica di
drenaggio sino al linfonodo sentinella, indicando al chirurgo dove
prelevare la formazione da analizzare. I risultati preliminari dello
studio, condotto presso la Fondazione IRCCS “Istituto Nazionale
Tumori” di Milano si sono dimostrati promettenti e sono stati presentati
al 15° Simposio Europeo Sull’Ecografia con Mezzo di Contrasto (www.echocontrast.nl),
un evento monotematico, dove la ricerca di base incontra i clinici
per lo studio delle applicazioni clinico diagnostiche che saranno
trasferite nella pratica clinica. La relazione del Dr. Lanocita
ha suscitato l’interesse dei ricercatori, proponendo di allargare
lo studio preliminare di fattibilità, composto da soli 30 pazienti
ad una popolazione più ampia, comprendendo le casistiche operatorie
di chirurghi attivi anche al di fuori della Fondazione. L’uso delle
microbolle ecoriflettenti, iniettate nei tessuti che circondano
la lesione tumorale, di fatto somma i vantaggi delle precedenti
tecniche consentendo di “seguire” la via linfatica, ma senza la
necessità di creare una breccia chirurgica e di identificare in
modo univoco i primi linfonodi di drenaggio senza usare materiali
radioattivi. Le apparecchiature necessarie a questo tipo di esame
sono inoltre di comune utilizzo nelle strutture di riferimento per
questo tipo di patologie.
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