COME NASCE UNO OSSERVATORIO PER LE CURE NON CONVENZIONALI IN ONCOLOGIA.
di Prof. Beniamino Palmieri - Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia - palmieri@unimo.it
Noi siamo tra i propositori insieme con un gruppo multicentrico di medici di un osservatorio per le terapie complementari non convenzionali in oncologia, che si attiverà iniziando da questo fine anno.
Destinatari di questo osservatorio tutti i pazienti che, in ambito oncologico, intendono utilizzare o siano già utilizzatori di terapie cosiddette “alternative” sia nel contesto di trattamenti oncologici (i cosiddetti protocollo di cura) che al termine di essi, negli intervalli liberi da malattie o nelle fasi più avanzate di essa, quando non sono più utilizzabili i protocolli tradizionali.
Con il termine “terapie complementari non convenzionali” abbiamo inteso però NON limitare il progetto di conoscenza, studio, approfondimento e COUNSEELING (cioè dispensare consigli, indicazioni e suggerimenti a chi intenda o stia già praticando questi percorsi terapeutici) ALLE SOLE TERAPIE COSIDDETTE ALTERNATIVE (erboristiche, omeopatiche, dietetico-alimentari, etc.); fa parte di questo “osservatorio” infatti, anche lo studio e il censimento di cure medico-chirurgiche poco invasive, come le radiofrequenze, il laser, la criochirurgia, i trattamenti loco regionali, etc., praticati nelle nostre istituzioni sanitarie: cio’ potrà consentire di indirizzare correttamente i pazienti a trattamenti che sono già accreditati, in molti centri come programmi ufficiali di cure, ma che hanno ancora un iter di validazione e di approfondimento della loro reale efficacia.
Riteniamo che questo servizio possa esser utile non solo ad aprire un dialogo aperto e franco tra medico e paziente, ma anche possa costituire lo spunto per studiare, cogliere dall’uso pratico, e convalidare spunti terapeutici che possano esser più generalmente utilizzabili da un maggior numero di pazienti.
Fa parte degli scopi di questo “Osservatorio”, anche cogliere la pubblicità ingannevole e sleale, smascherando ciò che di dannoso può derivarne alla salute del cittadino, sia come effetto collaterale o come effetto cumulativo con altri farmaci e trattamenti.
Questa nostra tensione di conoscenza ed approfondimento interattivo con i pazienti, non ci trova per fortuna da soli: negli Stati Uniti, ove il consumo di prodotti non convenzionali è decisamente altissimo ,come pure in Germania e Francia esistono già istituzioni dedicate all’argomento.
Il nostro progetto però si spinge anche oltre: aspira infatti a reclutare tra gli Specialisti in materie Oncologiche un gruppo di cultori, che collaborino in prima istanza a studiare il fenomeno, e subordinatamente partecipino a sviluppare conoscenze e studi specifici, dall’interno stesso delle istituzioni cui appartengono.
Ci siamo infatti accorti che esistono già medici sensibili al tema delle cure complementari non convenzionali che pero’ non si erano fino ad ora esposti a prese di posizione individuali e facilmente criticabili su questo tema.
Per quale ragione gli oncologi però dovrebbero essere spinti ad accettare di approfondire le conoscenze circa le abitudini dei pazienti alle terapie non convenzionali o addirittura esser consenzienti o attivi prescrittori?
In primo luogo la ragione è che il paziente desidera la guarigione o un suo surrogato., unitamente ad una buona qualità di vita.
L’oncologo può chiedere al paziente sacrifici circa la qualità di vita, in cambio di offrire probabilità ad essi di adeguata guarigione. Sfortunatamente, questo atto di fede che oggi è stato in larga parte supportato dal consenso informato non sortisce se non in misura parziale risultati coerenti con le attese del paziente.
Inoltre i cicli di cura praticati prima di potere consentire di avere una valutazione di efficacia della terapia farmacologica sono spesso di rilevante detrimento alla qualità di vita.
L’Oncologo riconosce, non ultimo tra i suoi impegni etici quello di tutelare la qualità di vita intesa nella sua piena accezione psicofisica: così come egli userà un antibiotico o un vaccino o un fattore di crescita, altrettanto è opportuno che riconosca anche altre opzioni terapeutiche di cui il paziente soggettivamente ed obbiettivamente beneficia, senza screditarle a priori, anzi approfondendo, quanto da essi utilizzato, le loro interazioni e controindicazioni coni trattamenti convenzionali.
Ciò è reso particolarmente necessario dalla grave influenzabilità del paziente gravemente ammalato che è vulnerabile a suggestioni di messaggi di ogni genere, anche provenienti da persone non qualificate e prive di adeguata cultura oncologica, o addirittura prive di cultura medica tradizionale.
L’approccio alle terapie complementari non convenzionali o alternative si giustifica quindi nell’ottica di una conoscenza reale del substrato fisiopatologico e terapeutico cui il paziente attinge, esattamente come parte integrante della sua anamnesi e dello esame obiettivo.
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