LA PAURA AMPLIFICA la percezione del DOLORE fisico e sociale
di Salvo Catania gennaio 2014
Tante volte in questo sito ho cercato di spiegare gli effetti
collaterali delle terapie adiuvanti come dovuti alla tossicità dei
farmaci, ma anche all'effetto NOCEBO , che altro non è che
l'amplificazione di una percezione esagerata di questa tossicità ,
appresa con il passaparola tra i pazienti. Non si spiegherebbe
altrimenti il perchè alcune persone a pari dose di farmaco e pari
peso e superficie corporea rispondano con effetti collaterali del
tutto differenti
http://www.senosalvo.com/placebo_I.htm
L'assunto di quanto è descritto nel link (del
secolo scorso) allegato, ha trovato una più moderna conferma in uno
studio pubblicato il mese scorso,[ Dicembre 2013]
Vi prego di leggerlo attentamente soprattutto
quelle che stanno eseguendo terapie adiuvanti con effetti
collaterali importanti.
La paura rende più sensibili al dolore fisico e psicologico. È il
risultato di una ricerca condotta dal dipartimento di Psicologia
dell’Università di Milano-Bicocca in collaborazione con la Purdue
University dell’Indiana e pubblicata sulla rivista Pain .
http://www.painjournalonline.com/article/S0304-3959(13)00603-9/abstract
Così come avviene per il dolore fisico, la
paura di provare il dolore associato a una minaccia sociale può
amplificare la percezione del dolore stesso. In questo senso, lo
studio mostra che sia che si tratti di un tradimento o di un colpo
alla schiena, la paura del dolore accresce sempre la sua percezione.
Una scena del film «Psycho» di Alfred HitchcockCosì come la paura
della puntura, dettata dalla convinzione che sarà dolorosa, può
acuire la sensazione di dolore effettivamente causata da
un’iniezione, anche la paura di soffrire perché traditi dal proprio
partner può amplificare la percezione del dolore causato dal
tradimento. In altri termini, la paura ci rende più sensibili al
dolore, sia fisico che psicologico. Lo dimostra una ricerca condotta
all’Università di Milano-Bicocca in collaborazione con la Purdue
University dell’Indiana. «Il nostro studio - spiega Paolo Riva,
assegnista di ricerca del dipartimento di Psicologia dell’ateneo
milanese - suggerisce che sia che si tratti di un tradimento o di un
colpo alla schiena, la paura del dolore amplifica la sua
percezione».
LO STUDIO - I ricercatori hanno testato che il
timore di una minaccia sociale modula effettivamente la percezione
di disagio, così come la paura intensifica la percezione del dolore
fisico, attraverso una serie di esperimenti in cui hanno coinvolto
complessivamente 842 persone, tutti studenti dell’Università
americana. Inizialmente hanno chiesto ai partecipanti di
auto-valutare le proprie reazioni emotive nei confronti di diverse
situazioni dolorose, alcune di tipo sociale, altre di tipo fisico.
Poi ad alcuni è stato chiesto di partecipare a un gioco, chiamato «Cybeball»,
per simulare una situazione di disagio causata dall’esclusione
sociale. «In pratica è stato detto loro che avrebbero interagito
online con altre due persone in un gioco di semplici passaggi di
palla. Ma nella realtà non c’erano altri giocatori: il computer era
programmato per escludere o includere i partecipanti dalla dinamica
del gioco» precisa lo psicologo. Infine, alcune persone hanno
nuovamente completato il questionario finalizzato a misurare la
paura del dolore fisico e sociale e hanno poi eseguito un test per
valutare la propria reazione al dolore fisico. «Hanno eseguito cioè
un compito che si chiama “Cold Pressor Task”: consiste
nell’immergere una mano nell’acqua. Acqua che poteva essere tenuta a
bassa temperatura (5 gradi centigradi) oppure a temperatura ambiente
(circa 25 gradi centigradi)».
RISULTATI - «La percezione del dolore - spiega
Riva - è influenzata da diversi fattori, cognitivi ed emotivi, e il
nostro studio evidenzia che la reazione emotiva di paura nei
confronti degli stimoli dolorosi è uno dei predittori principali
della percezione del disagio sociale, così come lo è per il dolore
fisico. Insomma avere paura di soffrire ci fa soffrire di più o,
come dice un proverbio tedesco, la paura fa il lupo più grande di
quanto effettivamente sia». È emerso infatti che gli studenti che
hanno manifestato maggiore paura nei confronti del dolore, hanno
anche una soglia del dolore più bassa. In pratica, chi è stato
escluso durante la partita di «Cyberball», e aveva indicato livelli
più alti di paura nei confronti del dolore sociale, ha avvertito con
maggior peso l’esclusione dal gioco. Così come le persone che
avevano manifestato maggiore paura nei confronti di minacce fisiche
hanno sofferto di più quando gli è stato chiesto di mantenere la
mano all’interno dell’acqua fredda. È emerso, inoltre, che alti
livelli di paura nei confronti del dolore fisico, «per esempio la
paura di soffrire a causa di un’iniezione», sono associati ad alti
livelli di paura nei confronti anche del dolore emotivo, «causato
per esempio da un tradimento». Si tratta quindi di due dimensioni
psicologiche collegate: «ci sono cioè persone particolarmente
sensibili sia a una tipologia di dolore che all’altra» sottolinea lo
psicologo.
LA PAURA - In definitiva, spiega Riva sulla rivista Pain, la paura è
una risposta adattiva, mediata dal sistema nervoso simpatico, di
fronte alle minacce fisiche o sociali. Proviamo paura, infatti,
quando percepiamo uno stimolo come dannoso o potenzialmente
pericoloso: e così, tipicamente, aumenta il battito cardiaco, la
pressione del sangue, la sudorazione e le pupille si dilatano. Il
dolore del resto è un’esperienza spiacevole e la paura è una sorta
di campanello di allarme e, come tale, è funzionale per agire di
conseguenza, al fine cioè di salvaguardare la nostra incolumità
fisica o psicologica. «La paura del dolore che ritengo di provare a
causa del contatto della mano su una fiamma accesa fa sì, per
esempio, che io eviti di mettere di proposito la mano sul fuoco -
ribadisce il ricercatore -. E allo stesso modo, la paura del dolore
che presumo possa provocarmi l’isolamento sociale mi porta a
rispettare quelle norme sociali, la cui violazione potrebbe farmi
allontanare dal mio gruppo di riferimento». In pratica, dunque, la
paura di soffrire ci tiene alla larga da attività potenzialmente
dannose sia a livello fisico che sociale. «Tuttavia, livelli di
paura molto alti possono risultare invalidanti in quanto,
intensificando a dismisura la percezione del dolore, possono
travolgerci in una spirale negativa, di paura e isolamento, che
finisce per perpetuare l’effettivo dolore. Ovvero, chi ha molta
paura di soffrire cerca di evitare di incappare in quelle situazioni
che gli provocano dolore». E così, per esempio, chi si è fatto male
durante una partita a calcetto eviterà di fare attività fisica se
terrorizzato dall’idea di farsi male ancora, così come chi è
terrorizzato dall’idea di essere escluso socialmente rischia di
auto-isolarsi rifiutando, per esempio, inviti a feste per evitare di
restare solo in un angolo e provare, di conseguenza, un forte
disagio sociale.
LO STUDIO CONTINUA - «In ogni caso - conclude Riva - consideriamo
questi risultati solo il primo step di ulteriori ricerche per
continuare a indagare l’impatto della paura di soffrire sulla
percezione del disagio sociale: attraverso la risonanza magnetica
funzionale e misurando anche i parametri fisiologici della paura,
per esempio attraverso la conduttanza cutanea (che valuta come
cambia la sudorazione corporea, parametro che varia sensibilmente
quando ci troviamo in una situazione di stress e disagio, ndr)».
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