La Desert Cup
Mali 2003
Nel
corso della terza edizione della Desert Cup disputata in Giordania,
avevamo avuto la sensazione che non esistessero più i requisiti
e i margini di sicurezza contro l’eventualità di attentati
da parte del terrorismo internazionale e Patrik Bauer,organizzatore
francese delle
Grandi Randonnèes nel deserto, ha deciso di trasferire nel
2003 la macchina organizzativa in Mali.
A questa gara disputata nella prima settimana di dicembre abbiamo
partecipato in 150, venticinque gli italiani, quasi tutti con più
di una esperienza in questo genere di competizione.
Il Mali,molto indietro con le infrastrutture,ci ha accolto in modo
inaspettato :migliaia di abitanti dei villaggi vicini hanno circondato
il campo base percorrendo a piedi decine di chilometri.
Partenza dal villaggio di Dourou,che avevamo raggiunto da Mopti con
un lungo e faticoso viaggio in fuoristrada nella notte,alle porte
della catena delle falesie di Bandiagara,il cuore
del regno dei Dogon ,dove il Sahara diventa savana e va a morire sulle
sponde del Niger.
Dopo
soli 10 chilometri la gara si tuffa nell’Africa più
tradizionale,quella descritta dall’etnologo francese Marcel
Griaule ,con numerose opere dedicate alla cultura dei Dogon
creando il più indissolubile legame conosciuto al mondo tra
uno studioso ed il popolo da lui studiato.
I Dogon sono stati rappresentati agli occhi di noi Occidentali come
una sorta di popolo mistico intriso di religiosità di fronte
al montare dell’Islam.
Sicuramente pochi popoli hanno conosciuto una fama pari a quella dei
Dogon non solo perché abitano in uno splendido contesto naturale
dove sorgono parte dei loro villaggi, una falaise
di roccia lunga una sessantina di chilometri che si affaccia sulla
pianura sabbiosa ma anche perché la loro storia è stata
resa celebre da diversi studiosi soprattutto negli anni 30’-40’
in una Parigi dove molti pittori iniziavano a ispirarsi alle maschere
africane e all’art nègre
e il jazz (la black music) iniziava a furoreggiare con la nera Josephine
Baker . I dogon rappresentavano l’elemento ideale per poter
finalmente
dimostrare che anche gli africani avevano una cultura particolarmente
ricca.
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