|
Secondo alcuni esperti,
il consumo di carne rossa aumenterebbe in modo rilevante
il rischio di tumore al colon.
Questa affermazione è assolutamente infondata perché non
c’è nessuno che abbia avuto il buon senso di analizzare
la portata di queste informazioni.
Mescolando i risultati di 7 studi pubblicati tra il 1990
e il 2005, sei dei quali indicavano che non c’è alcun legame
statistico serio tra il fatto di consumare carne rossa e
il rischio di tumore al colon, e uno, risalente al 1994,
che affermava il contrario, alcuni ricercatori sono arrivati
alla conclusione che mangiare spesso carne rossa aumenterebbe
del 43 per cento il rischio di tumore al colon rispetto
a mangiarne raramente. Inoltre hanno analizzato il rischio
in funzione del consumo.
Anche in questo caso hanno preso in considerazione tre studi,
due dei quali negativi (che affermavano fosse impossibile
dimostrare una correlazione tra consumo e cancro al colon)
e mescolando questi studi negativi con un terzo positivo
(ma solo per quanto riguarda la donna e non l’uomo) sono
giunti alla conclusione, tenetevi forte, che mangiare una
media di 100 g di carne rossa al giorno aumenterebbe del
29 per cento il nostro rischio di tumore del colon.
Se fosse veramente così avremmo tutti il cancro del colon.
Evidentemente non è così.
Questi studi sono stati realizzati in gran parte negli Stati
Uniti. Il principale studio ne raggruppava altri 19, nove
dei quali americani, uno giapponese, uno australiano e anche
8 europei . Questi ultimi erano però finlandesi, norvegesi,
olandesi e svedesi, che come regime alimentare non hanno
assolutamente nulla incomune con italiani, francesi e spagnoli
e ciò a maggior ragione quando parliamo di regime alimentare
americano.
Quando noi e americani parliamo di carne , non parliamo
della stessa cosa. Se prendete 100 g di filetto di manzo
contengono 150 calorie sela carne proviene da Italia e Francia
e 300 se è americana. La nostra bistecca contiene il 28
% di proteine, la stessa americana solo il 16%. E ovviamente
il contrario si verifica per i lipidi, cioè i grassi.
La nostra bistecca di manzo contiene il 4 % di lipidi (grassi),
mentre quella americana il 24,9 %, sei volte tanto.
Ecco in cosa consiste la differenza. In altre parole
quando mangiamo la carne non mangiamo lo stesso prodotto
da una parte all’altra dell’Atlantico. Questo per quanto
riguarda la quantità di lipidi che forse sono i più nocivi.
Per quanto riguarda il consumo, forse ne mangiamo la stessa
quantità degli americani ? Assolutamente NO !
In media ne mangiamo 50 g ogni giorno, un americano 140
g al giorno Quindi per porzione ne mangiamo un terzo ed
è una carne meno calorica e grassa. Ma non è tutto: ci sono
altri fattori che non sono da considerare di secondo piano.
Abbiamo le stesse abitudini in cucina ? Assolutamente NO
!
Gli americani preferiscono la cottura alla griglia o berbecue,
metodi che bruciano la superficie della carne provocando
la comparsa di idrocarburi policiclici, fortemente cancerogeni.
Noi al contrario mettiamo un po’ di olio o burro sul fondo
della padella, che si frappone tra il metallo rovente e
la carne, determinando una cottura più dolce, con meno carbonati
cancerogeni sulla superficie della carne che inoltre manteniamo
meno cotta.
Ciò non vuol dire che si debba rinunciare ad una grigliata
una tantum. Noi inoltre la mangiamo la carne anche cruda
(tartare, carpaccio…) o anche cotta a fuoco lento (bollito)
spesso per di più sgrassando il brodo di cottura.
E le carni bianche, il pollame ? Gli studi finora
condotte non hanno stabilito alcun legame tra il consumo
di carni bianche (vitello, capretto, agnello, maiale, pollo,
tacchino, coniglio), meno grasse, soprattutto se private
della pelle, e meno ricche di emoglobina, e il rischio di
sviluppare un tumore.
Quindi nessuna preoccupazione riguardo al rischio di tumore.
Salvo Catania
Febbraio 2012
|