I tumori sono ereditari? (tumore ereditario, tumore familiare, tumore sporadico)
Di Salvo Catania - Marzo 2004
Nel corso dell’attività
professionale quotidiana e in gran parte delle richieste
di consulto di Medicina online, ricorre frequentemente
questa domanda. Purtroppo non ci sono da parte
dell’informazione, attraverso i media, risposte
rassicuranti anzi viene amplificata la paura
nell’immaginario collettivo da una quasi totale assenza
di risposte.
Eppure basterebbe guardare “i numeri” per avere
rassicurazioni convincenti.
Solo una quota , molto
piccola (5%) dei tumori, viene inserita dai medici nella
categoria di quelli che in gergo si chiamano “familiari”
perché hanno un evidente grado di parentela. Per tumori
molto diffusi, quali quello del colon e della mammella,
il rapporto è di circa 1 ogni mille persone.
Per parlare di
familiarità occorre considerare quelle famiglie che
presentano casi multipli di soggetti che si ammalano in
giovane età (non superiore a 40 anni), escludendo le
fasce successive, nelle quali l’insorgenza del tumore è
molto più probabilmente dovuto a cause non ereditarie,
ma all’invecchiamento delle cellule. (fonte:
http://www.corriere.it/sportello-cancro/articoli/2004/08_Agosto/30/ereditarieta.shtml).
Sulle persone che
si ritengono a rischio si procede quindi con
una serie di accertamenti clinici e si fanno eseguire
alcuni controlli periodici. In pratica queste persone
devono sottoporsi agli stessi esami di screening che, al
resto della popolazione, si consigliano dopo i 45-50
anni (ad esempio il PSA per la prostata o la mammografia
per il seno).
Chi è figlio o nipote di pazienti oncologici, oppure i
malati che decidono - superata la neoplasia - di avere
un bambino possono sentirsi quindi rassicurati. E' come
per l'altezza, sappiamo chiaramente che c'è una parte
genetica dovuta ai genitori e una dovuta
all'alimentazione, ma come si combineranno nel neonato è
del tutto imprevedibile. Si può parlare di
predisposizione, ma si verificano poi
infinite differenze, anche fra individui con
simili componenti.
La stragrande maggioranza dei tumori
(quel 95% circa che non si definisce familiare) è quindi
di natura "sporadica", ma ha una
possibile componente genetica: tramite
un esame del DNA, cioè, si possono trovare, all'interno
di ogni individuo, dei geni che agli oncologi sono già
noti come "rischiosi" e che indicano una predisposizione
a sviluppare la malattia. Predisposizione che può essere
di due tipi: verso il tumore (quel gene combinato con
altri può condurre ad un cancro) o verso i fattori
ambientali (esempio classico: il fumo). Nel primo caso
si parla di combinazione poligenica, un evento
particolare e con una casistica sterminata di possibili
varianti, ma su cui si concentrano le attenzioni di
moltissimi studiosi.
Nel secondo si hanno già indicazioni più definite, come
quelle di geni metabolici che, mischiati - per esempio -
a determinate sostanze tipiche di alcune diete
orientali, portano ad un rischio più elevato di un
cancro del fegato, proprio come avviene con altri geni
metabolici che - se combinati al fumo - comportano in
quella persona un rischio di tumore ai polmoni di due
volte superiore.
Ci sono polimorfismi genetici che gli
oncologi già conoscono come "sfavorevoli" nello sviluppo
del tumore (ad esempio a carico del gene BRCA2
per la mammella, MLH1
per il colon, RNASEL
per la prostata) ed è da questi che si
parte nelle attuali indagini scientifiche, alla ricerca
di nuovi mezzi per sconfiggere la malattia. Un risultato
significativo è stato ottenuto recentemente proprio da
un gruppo guidato da Tommaso Dragani e da Emanuela
Taioli, che hanno studiato il ruolo di un polimorfismo
genetico del gene L-myc nella prognosi
del cancro polmonare, ma anche di altri
tipi comuni come quello del seno, del colon e della
prostata (i risultati della ricerca sono stati
pubblicati sulla rivista
Cancer Clinical Research).
"Abbiamo scelto il gene L-myc perché aveva già dato
evidenza di essere un fattore di rischio. Ora abbiamo
dimostrato d'essere in grado di predire che, se il
paziente ha un determinato polimorfismo di questo gene,
la malattia si svilupperà in lui in modo più o meno
aggressivo, a seconda di determinate circostanze",
spiega Dragani.
Alla luce di questa scoperta, dunque, gli specialisti
avranno uno strumento in più per prevedere l'evoluzione
clinica delle neoplasie e, di conseguenza, scegliere la
terapia più adeguata per ogni singolo paziente, i
farmaci più adatti. Conclude Emanuela Taioli: "Poter
prevedere come si svilupperà il tumore è una grandissima
conquista, che ci consente di fare la nostra mossa prima
che la neoplasia si espanda. E che ci aiuta anche a
scegliere la giusta dose di farmaci, limitando anche gli
effetti collaterali".
Tumori della mammella: genetica e familiarità
In linea generale, tumore familiare
è un termine che indica una incidenza dei tumori in una
famiglia, (linea materna o paterna) mentre il termine
ereditario suggerisce la presenza di una mutazione
dimostrata dal test genetico o sospettata dall’analisi
dell’albero genealogico.
- tumore ereditario (5-10 %)
caratterizzato da mutazioni genetiche che si
trasmettono a discendenti (BRCA1, BRCA2, BRCAX)
- tumore familiare (15-20%)
descrizione di casi multipli nella stessa famiglia,
senza che vi sia una evidente trasmissione della
malattia da una generazione alla successiva o sia
riconosciuto un gene responsabile
- tumore sporadico (70-75%):
correlata a fattori ambientali in individui che non
presentano familiarità, né ereditarietà.
Criteri di probabilità
- Criteri di eleggibilità al test genetico
(probabilità >10% di essere portatori di mutazioni nei
geni BRCA1-2)
- Criteri FONCAM 2006
La negatività del test genetico per mutazione BRCA1-2
non esclude del tutto la familiarità perché il 50% dei
casi familiari sono legati a geni ancora non
identificati (BRCAx). Tali soggetti vengono avviati a
programmi di sorveglianza come “soggetti ad alto
rischio”.
A) PAZIENTI AFFETTE DA CARCINOMA
(CM = Carcinoma Mammario - CO = Carcinoma Ovarico)
- Pazienti con
- CM < 36 anni di età
- CM + CO(ovarico) nello stesso soggetto a qualsiasi
età
- CM maschile a qualsiasi età
- Pazienti con CM<50 anni con
- 1 familiare 1° grado* CM < 50 anni
- 1 familiare 1° grado CM bilaterale(**) a qualsiasi
età
- 1 familiare 1°grado CO (carcinoma ovarico) a
qualsiasi età
- Pazienti con CM> 50 anni con
- 2 familiari 1° grado CM a qualsiasi età
Nota*: i familiari devono
essere della stessa linea (materna o paterna) oppure di
2° grado se della linea paterna
Nota**: 1 caso di CM bilaterale equivale a 2 casi di CM<
50 anni
B) SOGGETTI
SANI
Donne sane con
familiari di 1° grado (o 2° se della linea maschile)
- 1 familiare 1° con CM < 36 anni
- 1 familiare 1° con CM+CO nello stesso soggetto, a
qualsiasi età
- 1 familiare 1° con CM maschile a qualsiasi età
- 1 familiare 1° con CM bilaterale >50 anni
Donne sane con 2
familiari di 1° grado (o 2 °se linea maschile)
- 2 familiari 1° grado con CM < 50 anni.
- 1 familiare di 1° con CM < 50 anni + 1 familiare 1°
con CO a qualsiasi età
- 1 familiare di 1° con CM< 50 anni
- 1 familiare 1° con CM bilaterale a qualsiasi età
- 2 familiari di 1° con CO a qualsiasi età
Donne sane con 3
familiari di 1°(o di 2° se nella linea maschile)
- 3 familiari di 1° con CM o CO a qualsiasi età.
Nota*: i familiari devono
essere della stessa linea (materna o paterna)
Nota**: il Cm va considerato come 2 tumori e quindi
equivale a 2 casi di CM
Esistono altri modelli più semplici che riassumono i
criteri di probabilità: i criteri ASCO:
- famiglie con più di due casi di CM o più
casi di Co diagnosticati a qualsiasi età
- famiglie con più di tre casi di CM
diagnosticati prima dei 50 anni
- Coppie di sorelle con i seguenti tumori
diagnosticati prima dei 50 anni
- entrambe CM
- entrambe CO
- l’una con CM e l’altra con CO
Linee guida carcinoma familiare
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