Follow-up dopo l’intervento: quali sono i controlli da fare.
Di Salvo Catania - Marzo 2004
Dopo l’intervento chirurgico si pone il problema di una
diagnosi precoce nella eventualità di una ripresa della
malattia che può avere un interessamento loco-regionale
(20%), a distanza (60%) o a distanza e locale
contemporaneamente
(20%).
Le
sedi più comuni di una eventuale ripresa della
malattia sono:
a) loco-regionali: cute-parete toracica (16%), linfonodi (14%) b) a
distanza: ossa (38 %), apparato pleuro-polmonare
(18%); fegato(6%), encefalo (4%), altre (2%) Nel 10 %
dei casi le localizzazioni sono multiple
Le
riprese della malattia si osservano mediamente entro i
primi 36 mesi dall’inizio delle cure, ma possono
manifestarsi anche dopo molti anni a causa della
specifica biologia del carcinoma mammario.
Dopo
molti anni di incertezze su quali strumenti e con quali
intervalli di tempo effettuare il follow-up, in Italia
si è arrivati ad una definizione delle linee guida dopo
una Consensus Conference promossa dal Ministero della
Sanità, che si è conclusa con l’approvazione da parte di
una giuria composta da medici, economisti, epidemiologi,
esperti di etica della medicina e dalle rappresentanti,
delle associazioni di donne operate, che può essere così
sintetizzata:
<< Gli attuali mezzi diagnostici e terapeutici offrono la
possibilità di influire significativamente sulla
sopravvivenza globale SOLO nel caso di recidive locali o
di un secondo tumore della mammella controlaterale.L’anticipazione
diagnostica dello stato di malattia avanzata rispetto
alla fase sintomatica non consente allo stato attuale,
l’applicazione di misure terapeutiche capaci di
modificare la sopravvivenza globale o di migliorare la
qualità della vita (casi eccezionali) rispetto a quanto
ottenibile con interventi meno tempestivi. Si raccomanda
quindi un follow-up periodico basato sull’esame clinico
cadenzato sul rischio temporale di ricaduta. La sola
indagine di cui si consiglia l’uso programmato è la
mammografia mentre le altre non vanno usate in schemi
fissi di follow-up non essendoci prova della loro
utilità >>
E’
perciò importante scoprire precocemente non tanto le
metastasi a distanza, quanto le recidive loco-regionali.
Ne consegue il fatto che nella paziente operata
asintomatica viene oggi privilegiato, per ragioni di
efficacia e di opportunità, clinica e psicologica, un
follow up di tipo minimale, con esecuzione semestrale di
un attento esame clinico della regione mammaria ed
ascellare e con effettuazione annuale di una indagine
mammografica.
MODELLO INDICATIVO di follow-up IN RELAZIONE
AL RISCHIO
Regime di minima (pazienti a basso rischio)
-
Visita
annuale
-
mammografia annuale
-
Altri
accertamenti in relazione ai sintomi
Regime ordinario (a medio rischio)
-
Visita semestrale
-
mammografia annuale
-
Es.
ematochimici (fosfatasi alcalina e GOT indicative per
meta epatiche) e marcatori semestrali. Il Ca 15.3 è il
marcatore più sensibile.
-
Altri
accertamenti strumentali in relazione ad eventuali
sintomi.
-
Se
terapia con Tamoxifene: ecografia transvaginale se
perdite vaginali o a cadenza biennale
-
Se
terapia con Inibitori Aromatasi:densitometria ossea
annuale o biennale
Regime intensivo (ad alto rischio)
-
visita oncologica ogni 4 mesi per 2 anni, poi ogni 6 mesi
per 5 anni
-
esami ematochimici e marcatori semestrali
-
mammografia annuale
-
radiografia del torace, ecografia epatica,
scintigrafia ossea annuali
-
altri
accertamenti (TC,RM,PET) in base ai sintomi
-
se
terapia con TAM : ecografia TV se perdite vaginali o a
cadenza biennale
-
se
terapia con IA: densitometria ossea annuale o biennale.
Conclusioni
Il
problema del follow-up delle pazienti operate per
carcinoma mammario è stato per molto tempo argomento di
vivaci discussioni, incentrate sulla necessità o meno di
attuare controlli periodici intensivi, rivolti alla
precoce rilevazione di ricadute della patologia non solo
locali, ma anche in sedi distanti. Oggi sembra ormai
definito un atteggiamento di tipo “regime di minima”,
finalizzato ad una precoce diagnosi di eventuali
recidive loco regionali, senza un inutile accanimento
diagnostico alla ricerca di metastasi precliniche.
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