1 - L'aumento di peso peggiora la sopravvivenza
dopo tumore al seno (Int.Clin.Oncol.2005)
La maggior parte delle donne con tumore mammario aumentano di peso
specialmente dopo un trattamento con chemioterapia. In questo studio
si rileva che c'è un aumento di rischio di mortalità tra le donne
che aumentano di peso dopo il trattamento del tumore mammario. Pertanto
i medici dovrebbero lavorare insieme alle donne per sviluppare un
piano che possa aiutarle a mantenere il proprio peso.
2 - Pregare aiuta a guarire ?
La meditazione e il raccoglimento spirituale,se sorretta da una
fede salda,sono di aiuto sia per mantenersi sani sia quando si deve
affrontare una malattia. La cosiddetta "preghieraterapia" ha origini
antiche.Veniva praticata nell'antico Egitto,in Tibet e dai seguaci
del taoismo. Oggi ci crede anche la scienza. Sono numerose infatti
le ricerche che hanno dimostrato che la preghiera agisce come una
medicina.Da una di queste ricerche condotte da una equipe della
Carolina del Sud, è emerso che frequentare la Messa fa abbassare
la pressione arteriosa . L'osservazione è stata confermata da un
gruppo di studiosi italiani che ha messo in evidenza che chi pregava
regolarmente anticipava i tempi della guarigione. Per chi vuol saperne
di più ,un medico americano Larry Dossey, ha scritto due libri con
i quali ha dimostrato l'azione benefica della preghiera. Ha svolto
un esperimento con 393 malati che soffrivano della stessa malattia.
Il gruppo di malati che pregavano durante la cura ha richiesto dosi
inferiori di farmaci ed ha avuto un processo di guarigione sorprendentemente
più rapido.
3 - Il fumo aumenta il rischio di tumore mammario
(Int. J. Cancer 2005)
Il fumo di tabacco,sia attivo che passivo,è associato ad un aumento
del rischio mammario in età premenopausale,ma non dopo la menopausa.
L'ipotesi prospettata è che elevati livelli di estrogeni in età
premenopausale potrebbero agire in associazione con i cancerogeni
esogeni. L'effetto cancerogeno del fumo di tabacco potrebbe derivare
da un bilanciamento fra i suoi effetti cancerogeni e contemporaneamente
antiestrogenici. Le donne in età premenopausale rispetto a quelle
in menopausa ,vengono probabilmente colpite dagli agenti cancerogeni
del tabacco perché i loro livello di estrogeni sono più elevati,sopravanzando
gli effetti antiestrogenici del tabacco.
4 - Rischi dei fitoestrogeni che "gonfiano" il
seno
Anche in Italia si sta sempre più diffondendo l'uso dei fitoestrogeni
come alternativa "economica" al bisturi per aumentare il volume
del seno. Questi prodotti a base di erbe sono classificati come
integratori dietetici e non necessitano di ricetta medica. Per tale
ragione spopolano specialmente negli Stati Uniti perché possono
essere acquistati in erboristeria,al supermercato o via Internet.
Le aziende venditrici dei fitoestrogeni promettono l'aumento di
una o due taglie di reggiseno, in virtù di una struttura chimica
simile a quella degli estrogeni,potendo sfruttare gli stessi recettori
per gli estrogeni. La differenza è che il legame che questi ormoni
vegetali stabiliscono con i recettori degli estrogeni non è forte
essendo circa mille volte inferiore. Pertanto per potere osservare
risultati apprezzabili occorrono quantità notevoli di fitoestrogeni.
Quali sono i risultati ? Accanto ai giudizi entusiastici delle aziende
che li producono un recente articolo della Società Americana dei
Chirurghi Plastici smorza gli entusiasmi sottolineando la mancanza
di prove di efficacia a breve e soprattutto lungo termine. Inoltre
mette i pazienti in guardia dai possibili effetti collaterali. Secondo
questi studiosi i fitoestrogeni non sono mai stati validati da studi
rigorosi e i risultati tanto pubblicizzati dalle aziende produttrici
sarebbero frutto di sperimentazioni troppo limitate. Oltre ai dubbi
sull'efficacia numerose sono le segnalazioni su possibili interferenze
di questi prodotti con altri farmaci.Per esempio il Fieno greco
può interferire con gli anticoagulanti e con quelli della cura del
diabete,mentre le bacche di Agnocasto possono interferire con la
pillola anticoncezionale Anche l'effetto sui disturbi della menopausa
è stato messo in discussione da alcuni studiosi della Irvine School
of Medicine della Università della California. Da questi Autori
persino l'efficacia della Cimicifuga racemosa -una delle erbe più
studiate nel trattamento per la menopausa- è stata messa in discussione.
Di questo prodotto gli studiosi ne hanno segnalato la pericolosità
perché potrebbe aumentare la tossicità di alcuni farmaci antitumorali.
5 - L'attività fisica riduce il rischio di tumore
al seno (Cancer Research)
L'aumento della attività fisica riduce significativamente gli estrogeni
nel siero delle donne in età postmenopausale e pertanto potrebbe
ridurre il rischio di tumore mammario. L'ipotesi sostenuta presuppone
un meccanismo che implica la riduzione del grasso corporeo mediante
l'esercizio fisico ed in ultima analisi la riduzione della concentrazione
di estrogeni circolanti.
6 - Il consumo moderato di alcool riduce il rischio
di tumore al seno (Journal of clinical Nutrition 2005)
Un consumo moderato e regolare di alcool riduce i livelli circolanti
di IGF-1 (insulin-like growth factor 1) e diminuisce il rischio
di un tumore mammario secondo uno studio di Lavine e coll. del National
Cancer Institute di Bethesda (USA).
7 - Bassi livelli di colesterolo HDL e rischio
di tumore al seno (Cancer epidemiology Biomarkers & Prevention 2005)
Uno studio norvegese rileva che bassi livelli di colesterolo HDL
,riscontrati tipicamente in soggetti con sindrome metabolica,sono
associati ad aumentati valori di estrogeni e quindi possono rappresentare
un importante indice di rischio per tumore mammario.
8 - Letrozolo superiore al tamoxifene ?
Nel corso della 9th International Conference on Primary Therapy
of Early Breast Cancer di ST.Gallen, sono stati illustrati i dati
a 25,8 mesi del BIG ( Breast International Group) 1-98 Trial, i
quali sembrano indicare una superiorità del LETROZOLO rispetto al
TAMOXIFENE nel trattamento adiuvante del carcinoma mammario,in pazienti
postmenopausali affette da tumori in fase iniziale ormonoresponsivi.
9 - Terapia orale contro le metastasi ossee
Nella seconda parte dell'anno 2005,sarà disponibile anche in Italia
un nuovo farmaco somministrabile per bocca per la cura delle metastasi
ossee secondarie ad un tumore primitivo mammario. La molecola -IBANDRONATO-
appartenente alla classe dei bifosfonati ,disponibile per via orale
oltre che per via endovenosa ,potrà essere assunta dal paziente
a casa propria una volta al giorno. Per via endovenosa invece è
somministrabile dal medico ogni 3-4 settimane. I risultati pubblicati
hanno mostrato una notevole efficacia della cura che ha consentito
di diminuire significativamente il ricorso alla radioterapia e all'intervento
chirurgico. Il farmaco inoltre presenta pochi effetti collaterali
indesiderati ed è in grado soprattutto di ridurre il dolore provocato
dalle metastasi ossee e quindi in grado di migliorare la qualità
della vita del paziente.
10 - Dieta ad alto indice glicemico e tumore
mammario (Int. J. Cancer 2005)
Le diete ad alto indice glicemico sono associate ad un aumento del
rischio di tumore mammario nelle donne in età post-menopausale.
Lo studio è stato condotto tra donne non in soprappeso e non in
donne che avevano usato mai la terapia ormonale sostitutiva (HRT).
Questa associazione è risultata ancora più evidente tra le donne
che non praticano una costante attività fisica. L'indice glicemico
come fattore di rischio è risultato più evidente nelle donne in
menopausa.
11 - Ipotiroidismo e incidenza di tumore al seno
M.Cristofanilli e coll. dell'Anderson Cancer Center di Houston hanno
pubblicato sulla Rivista di oncologia Cancer uno studio in cui si
evidenzia che le pazienti ipotiroidee presentano una bassa incidenza
di carcinoma mammario suggerendo conseguentemente un possibile ruolo
dell'ormone della tiroide nella eziologia del tumore della mammella.
12 - Protezione del tamoxifene dall'infarto o
eventi ischemici.
S.Jick e coll. della Boston University School of Medicine, hanno
pubblicato su Cancer un lavoro che dimostra che il trattamento con
Tamoxifene esercita una azione protettiva nei confronti di eventi
ischemici o infarti miocardici acuti ,probabilmente per i suoi benefici
effetti sul profilo lipidico delle pazienti.
13 - Linfoma di Hodgkin e tumore mammario
Su Journal of clinical oncology autori francesi affermano che le
donne che abbiano sviluppato nell'infanzia un linfoma di Hodgkin
presentano una incidenza di carcinomi mammari significativamente
aumentata,non solo come conseguenza delle radiazioni terapeutiche
ricevute in sede toracica ma anche per una specifica maggiore suscettibilità
14 - Tumore mammario e rischio di osteoporosi
(International Journal Cancer 2005)
Le donne in età postmenopausale con tumore mammario sono a maggior
rischio dopo il trattamento soprattutto se trattate con chemioterapia
o inibitori dell'aromatasi. Purtroppo non sono disponibili dati
clinici a lungo termine sugli effetti degli inibitori dell'aromatasi
sui tassi di frattura nell'ambito della terapia adiuvante primaria
o della prevenzione del tumore primario.
15 - Vecchi e nuovi cancerogeni
"Report on Carcinogens" riporta ,aggiornato ogni 2 anni, l'elenco
delle sostanze cancerogene vecchie e nuove del Dipartimento della
Salute Americano. Il report 2005 ha incluso anche i raggi X e gamma
e i neutroni, comunemente usati per diagnosi e terapie mediche,
tra gli agenti che possono provocare l'insorgenza di tumori ,in
particolar modo leucemie,tumori alla tiroide ,al seno e al polmone.
Questo rischio non si riferisce ai pazienti che fanno radiografie
al bisogno e quindi una tantum,ma agli individui che per ragioni
di lavoro o salute o ambientali ,sono esposti costantemente a queste
sostanze.
Altre sostanze riportate come cancerogene dal Report on carcinogen
:
FARMACI :
- Melfalan ,chemioterapico usato per la cura di alcuni tumori
(ovaie….)
- Steroidi
- Estrogeni coniugati usati per le terapie ormonali sostitutive
in menopausa e i contraccettivi.
- Fenacetina , sostanza usata comunemente negli analgesici.
- Lungo elenco di sostanze usate per i cosmetici ; tutti inseriti
nei report precedenti e confermati anche quest'anno.
SOSTANZE PRESENTI NELL'AMBIENTE :
- Confermata la cancerogenicità della "polvere di legno" e tutta
la classe degli aromatici chimici (benzene,propi-
lene) nelle industrie chimiche.
CIBI :
- Tra questi definita cancerogena l'ETEROCICLOAMINA una sostanza
che si genera nei cibi molto cotti o bruciacchiati
16 - Risonanza magnetica e mammografia nelle
donne ad alto rischio di tumore.
Nel mese di maggio 2005 nel corso del Congresso di Oncologia tenutosi
a Orlando,autori londinesi hanno presentato i risultati di uno studio
clinico che evidenziano che in pazienti con
elevato rischio familiare di cancro al seno,cioè con elevato rischio
genetico (mutazioni BRCA1 e BRCA2), è preferibile associare la mammografia
e la Risonanza Magnetica Nucleare come migliore modalità strumentale
diagnostica annuale.
17 - Dopo la chirurgia è meglio ritardare la
riabilitazione ?
Breast Research and Treatment pubblica un lavoro di Autori inglesi
che affermano che un trattamento riabilitativo ritardato determina
una minore incidenza in sede chirurgica di sieromi (di versamenti
di linfa) rispetto ad un trattamento riabilitativo immediato.
18 - Ribadita da altri studi l'utilità dell'attività
fisica nella sopravvivenza e prevenzione del tumore del seno
Anche il Clinical Journal of Medicine ribadisce con un lavoro di
studiosi americani, l'utilità dell'attività fisica (1 ora al giorno)
moderata o intensa in donne in premenopausa ,in grado di ridurre
il rischio di carcinoma mammario in età post-menopausale.
Inoltre su JAMA viene riportata la conclusione di uno studio condotto
tra donne americane che praticando attività fisica possono migliorare
la propria sopravvivenza.
In questo studio le ore di attività fisica raccomandata ( anche
la semplice deambulazione ) vanno dalle tre alle cinque ore settimanali,in
grado di migliorare la sopravvivenza.
E' stato dimostrato che l'attività fisica diminuisce l'incidenza
del tumore mammario anche se il suo effetto sulla recidiva o sulla
sopravvivenza non è del tutto noto.
L'attività fisica è stata connessa ad una diminuzione dei livelli
circolanti di ormoni ovarici.
In base a quest'ultimo studio vi sono prove di una correlazione
fra aumento del beneficio e maggiore spesa energetica.
Nello stesso studio è stato anche rilevato che le donne dimuiscano
il proprio livello di attività fisica di circa due ore alla settimana
dopo una diagnosi di tumore mammario,con decrementi maggiori fra
le donne obese, e meno di un terzo delle donne sopravvissute praticano
attività fisica di discreta intensità.
19 - CHEMIOTERAPIA: donne obese a rischio di
sottostima del dosaggio ?
Su Arch.Int.Med. un gruppo di ricercatori americani ha verificato
questa ipotesi su circa 9600 pazienti trattate con chemioterapia.
L'eccesso di peso da una parte rappresenta un fattore di rischio
per lo sviluppo del tumore al seno e dall'altra un fattore prognostico
negativo nelle donne colpite dalla malattia come confermato anche
da altri studi. Ma oltre alla spiegazione biochimica che riconosce
nel legame che esiste tra un più elevato livello di insulina,l'aumento
dell'indice di massa corporea e i livelli di estrogeni ,ormoni coinvolti
nello sviluppo della malattia tumorale, questo studio fornisce una
ulteriore spiegazione del fattore predittivo negativo nelle donne
obese e cioè nella possibile inadeguatezza del dosaggio dei farmaci
chemioterapici impiegati nella cura. Infatti quando si programma
la cura ,mentre per le donne normo-peso, il calcolo del dosaggio
è semplice,per le donne obese o sovrapeso è più complicato,perché
il dosaggio di questi farmaci si basa sulla stima dell'area di superficie
corporea (che a sua volta viene calcolata usando l'altezza della
paziente e il peso espressi in metri quadrati). Questo numero nelle
donne obese è esposto a oscillazioni notevoli rispetto alla norma,tali
che i medici per evitare i temuti effetti del farmaco,decidono per
una sottostima del farmaco,cioè di fronte a dosi teoricamente giuste,ma
molto più elevate della norma, preferiscono agire con cautela.
Su questo argomento è stato pubblicato il 24 Agosto 05 sulla versione
online della rivista LANCET lo studio dell'Istituto Oncologico Europeo
condotto da Marco Colleoni su un campione di 249 donne obese.
Dai dati di questo studio emerge la conferma che somministrare dosi
inferiori a quelle previste dai protocolli di cura è pericoloso
soprattutto nelle donne che presentano i recettori negativi.Al contrario
nelle donne positive a questi recettori la somministrazione di dosi
minori non sembra avere conseguenze negative.
20 - Elevati livelli di ANDROGENI e rischio di
tumore nelle giovani donne
Su J.Natl Cancer Institute uno studio conferma che livelli sierici
elevati di ANDROGENI sono connessi al rischio di tumore mammario,come
da anni rilevato da Autori italiani (tra i quali Giorgio Secreto,collaboratore
del sito www.senosalvo.com) nelle donne in età postmenopausale.
Finora non era però chiaro se ciò fosse valido anche prima della
menopausa. Il presente studio invece apporta prove convincenti che
connettono il rischio di tumore mammario a livelli elevati di Testosterone
ed androstenedione anche prima della menopausa. Sono comunque necessari
ulteriori studi per capire se questi ormoni siano di origine ovarica
o surrenalica ,e per valutare se variazioni dello stile di vita
possano ridurre il rischio tumorale indotto dagli androgeni.
21 - Inefficaci i fitoestrogeni nei disturbi
menopausali in pazienti con tumore mammario ?
Uno studio scozzese apparso su European Journal of Cancer segnala
l'inefficacia dei fitoestrogeni contenuti nella soia nel trattamento
dei disturbi menopausali in pazienti con carcinoma mammario.
22 - Pazienti anziane affette da tumore mammario
e linfonodo sentinella
Uno studio di Autori italiani dell'Istituto dei Tumori di Milano
su Annals of Surgery afferma che nelle pazienti anziane con tumore
di piccole dimensioni e senza apparente coinvolgimento dei linfonodi
ascellari, possono essere evitati lo svuotamento del cavo ascellare
e l'analisi del linfonodo sentinella.
23 - Effetto protettivo della melatonina
Journal of The National Cancer Institute riporta una comunicazione
secondo la quale livelli elevati di MELATONINA possono determinare
un effetto protettivo nei confronti del carcinoma mammario.
24 - Rinvio della radioterapia e rischio di recidive
Sulla rivista Cancer,autori francesi confermano che,dopo un interevento
chirurgico conservativo della mammella (quadrantectomia…),il rinvio
della radioterapia a dopo il completamento della chemioterapia adiuvante
non aumenta il rischio di recidive locali.
25 - Tumori al seno: in Italia diminuita la mortalità
rispetto al resto di Europa e agli Stati Uniti.
Nel corso del Congresso annuale di Los Angeles 2005 di Ricerca sul
Cancro (AA-CR, American Association for Cancer Research) al quale
erano presenti ricercatori di tutto il mondo,sono state presentate
centinaia di relazioni sul tumore al seno. Alcuni dati riguardavano
il numero dei decessi da tumore al seno e dai quali risultava che
la mortalità in Italia era significativamente più bassa rispetto
ad altri Paesi europei e ancora più bassa rispetto agli Stati Uniti.
Sono circa 19 su 100.000 all'anno i decessi in Italia,rispetto ai
22 su 100.000 all'anno in Francia, 24 su 100.000 in Inghilterra,
26 su 100.000 in Irlanda,27 in Olanda ,28 in Danimarca. Ciò può
essere messo in relazione a fattori genetici e stili di vita ,ma
probabilmente anche come conseguenza delle battaglie di prevenzione
e cura della malattia.
26 - La personalità gioca un ruolo nella predisposizione
alle malattie tumorali ?
Un poema epico indiano Mahabharata del 2000 a.C. riportava che :
"Le malattie si possono suddividere in due classi ,quelle fisiche
e quelle mentali.
Le une derivano dalle altre ma nessuna può esistere senza l'altra".
Su questo argomento ed in modo particolare sulla possibile correlazione
tra la personalità e la predisposizione ad ammalarsi di cancro ,
esiste una letteratura sconfinata. Spesso però in medicina la ricerche
si susseguono l'una sfatando l'altra.
Nel 2005 la rivista Cancer ,pubblicando i dati su 30.000 coppie
di gemelli svedesi arruolati nello studio tra il 1926 e il 1958,
ha negato l'idea molto diffusa che un atteggiamento INTROVERSO,negativo,chiuso
e malinconico possa favorire lo sviluppo di un tumore.
Né l'introversione né l'estroversione ,in quanto tratti dela personalità
hanno trovato conferma o associazione con il rischio di contrarre
un cancro. Un dato però interessante emerge da questo studio quando
analizza i fattori che sono in grado di migliorare la prognosi e
in definitiva di migliorare la risposta alle terapie e la sopravvivenza.
In altre parole la personalità conta nelle REAZIONI alla malattia.
E non a caso è stato osservato che i pazienti che rispondono meglio
alle terapie sono quelli che possono contare su una famiglia presente,su
un buon supporto sociale fatto di amici e relazioni positive. Secondo
l'autore dello studio tuttavia ci sono ancora tratti della personalità
che vanno approfonditi e tra questi ad esempio quella definita di
tipo A e quella di tipo B. La prima comprende persone competitive,impazienti
,aggressive e disorganizzate.
Al contrario sembrano reagire meglio alla malattia i tipi B ,più
moderati e calmi e quindi meglio organizzati nei confronti dei fattori
stressanti della vita.
27 - Omeopatia inutile ? Ha solo un effetto placebo
?
Pochi giorni fa il 27 agosto molti organi di stampa hanno ripreso
la notizia, diffusa da Lancet, che aveva pubblicato un articolo
che accusava l'omeopatia di avere solo un effetto placebo.
M.Egger e i suoi collaboratori dell'Università di Berna hanno preso
in esame 110 lavori in cui si confrontano omeopatia e placebo e
li hanno paragonati a 110 lavori in cui si compara medicina convenzionale
e placebo. Cosa hanno scoperto ? Che negli studi su piccoli numeri
di pazienti e /o fatti male l'effetto della cura è sempre superiore
a quello del placebo. Ma se si limita l'analisi a studi con numeri
di pazienti abbastanza grandi e fatti bene, non c'è evidenza che
l'omeopatia sia meglio del placebo.
Pronta è stata la reazione sui Forum di molti medici omeopati che
praticano questa terapia e che hanno risposto all'accusa, che non
ci sono prove scientifiche a favore della omeopatia, citando un
libro ("Omeopatia,gli studi Scientifici che ne provano l'efficacia)
e studi su riviste importanti come British Medical Journal e Lancet.
In una nota del Coordinamento per le medicine non Convenzionali
in Italia si fa presente che nel 1997 K.Linde sulla stessa rivista
Lancet aveva pubblicato uno studio (Are the clinical effects of
homoepathy all placebo effects? A meta-analysis of randomized ,controlled
trials) ,che era arrivato alla conclusione opposta e cioè che l'omeopatia
ha una efficacia superiore a quella del placebo.
Immediata è stata la reazione di molti medici "convenzionali" che
negano, in base alla loro esperienza, casi di risposte in seguito
ad assunzione di prodotti omeopatici e,secondo i quali , le uniche
esperienze riconosciute siano in realtà quelle tramandate con il
"sentito dire".
A mio avviso entrambe le posizioni sono da considerare estreme .
Lancet in fondo riconosce gli effetti della terapia omeopatica:
l'effetto placebo. In altre parole vuol dire che la terapia scelta
con fiducia dal paziente funziona entro i limiti dell'effetto placebo,
ma funziona, anche se i prodotti omeopatici contengono un principio
attivo "inesistente" perché drasticamente diluito.
Alla medicina "convenzionale" va riconosciuto il tentativo di migliorare
le prestazioni producendo studi con rigoroso (non sempre !) metodo
scientifico ; questo frequentemente non lo fa la medicina "non convenzionale"
o perlomeno non lo fa con metodi condivisibili,privandosi della
possibilità di produrre risultati su cui discutere. A quest'ultima
tuttavia va riconosciuta una maggiore attenzione all'ammalato e
soprattutto una maggiore capacità di ascolto cui sono dovuti buona
parte degli effetti placebo .L'omeopatia forse non cura ,se non
entro i limiti dell'effetto placebo, e quindi non va prescritta
soprattutto in Oncologia dove potrebbe provocare ritardi dannosi,ma
senza dubbio noi dovremmo imparare,rivoluzionando l'approccio al
paziente, da quelli che la praticano che dedicano tempo agli ammalati
e li sanno ascoltare più di quanto non sappiamo fare noi.
D'altra parte la cura di un paziente non si basa mai esclusivamente
sul farmaco, ma anche sulle aspettative del paziente che dipendono
dal rapporto con il medico e che ,secondo studi rigorosi accettati
dalla comunità scientifica internazionale (anche se non è facilmente
"misurabile"),influenza in modo significativo la risposta alla terapia
sia in positivo che in negativo.
Conosco molte pazienti che praticano terapie non convenzionali in
associazione a quelle convenzionali,ma non sono in grado di esprimere
giudizi ,né tantomeno prendere posizione sulle terapie non convenzionali,
sulle quali ho scarsa dimestichezza.
Tuttavia mi ha molto "impressionato" l'esperienza di un medico Alberto
Laffranchi (laffranchi@istitutotumori.mi.it) ,che stimo molto per
la indiscutibile serietà professionale e rigore scientifico che
esprime ogni giorno come specialista in radiodiagnostica e radioterapia
presso l'Istituto dei Tumori di Milano.
Alberto Laffranchi ha cominciato a trattare dal 1992, con efficacia,
pazienti affetti da osteoradionecrosi della mandibola con i campi
elettromagnetici (magnetoterapia),non responsivi alla terapia convenzionale
(ossigenoterapia in camera iperbarica).
Forse perché incoraggiato da questa esperienza,negli anni successivi,
Laffranchi ha aggiunto alle terapie tradizionali i prodotti omeopatici
nella cura delle radiodermiti acute e croniche e nella prevenzione
delle lesioni da raggi (cute,cavo orale, vescica, intestino).
Mentre inizialmente sono stati usati farmaci in associazione, negli
ultimi anni sono stati utilizzatri,con pari efficacia, sempre più
farmaci omeopatici che attualmente costituiscono la modalità di
cura prevalente.
28- Più stress e meno cancro al seno ???!!!!!!!!
A dir poco sorprendente il risultato di uno studio danese pubblicato
su British Medical Journal che è arrivato alla conclusione che il
rischio di cancro al seno si riduce nelle donne sottoposte a ripetuto
stress quotidiano.
Molte altre ricerche avevano dimostrato il contrario ma mai erano
state condotte con pari ampiezza e rigore scientifico.Infatti lo
studio è stato realizzato seguendo per 18 anni 7000 donne in un
quartiere di Copenaghen e ha cercato di verificare lo stress abituale
che si esercita sulle donne per lungo periodo.
Il gruppo che ha registrato più casi di tumore mammario aveva vissuto
un forte stress giornaliero e una vita molto travagliata. L'importanza
di questo studio, che ovviamente non autorizza a raccomandare lo
stress come fattore "preventivo" (perché comunque rimane un fattore
di rischio di altre malattie come quelle cardiovascolari) , consiste
nell' avere ridimensionato,anche se non si sa perchè , lo stress
come fattore di rischio di tumore al seno rispetto alle precedenti
ricerche. La spiegazione, non dimostrata, ma più logica va riconosciuta
probabilmente nella riduzione dei livelli di estrogeni, ormoni femminili
che hanno un ruolo importante nell'accrescere il rischio di tumore
al seno. A conferma di questa ipotesi c'è il dato già sperimentato
sugli animali per i quali effettivamente è accertato che lo stress
riduce la produzione di estrogeni.
Il fenomeno ancora non è stato verificato sugli esseri umani ,ma
sicuramente stimolerà nuove ricerche.
29- Perdita di peso riduce il rischio
di tumore al seno nella prima età adulta (18-30 anni)
Su Breast Cancer Research è stato pubblicato uno studio secondo
il quale perdere peso nella prima età adulta (18-32 anni) diminuisca
il rischio di tumore al seno. Lo studio è stato condotto su donne
con mutazioni BRCA 1 e BRCA 2 cioè su un campione di donne ad elevato
rischio di insorgenza precoce di carcinoma mammario.
Ricordiamo che BRCA-1 e BRCA 2 sono così chiamati geni dell'organismo
che per ereditarietà possono mutare e determinare nell'arco della
vita un significativo aumento del rischio di tumore al seno e dell'ovaio
e, forse del colon. Le donne portatrici di BRCA-1, BRCA-2 e TM53
tendono a sviluppare la malattia prima delle altre donne in una
età più giovane dei 50 anni che sono la soglia per entrare nei programmi
di screening mammografici.
Per tale ragione,oltre ad una più rapida evoluzione della malattia,
seni più densi sono difficili da esplorare alla mammografia (indicata
associazione con Risonanza Magnetica) Questo studio conferma non
solo che il soprappeso costituisce un fattore di rischio di tumore
al seno, ma anche il dato noto che la prevenzione del tumore al
seno inizia nelle fasi precoci della vita in quanto queste sono
critiche per gli ormoni coinvolti nella interazione con il tessuto
mammario.
30- Riduzione della densità mammaria
con introduzione alimentare di calcio e vitamina D
E' noto che la "densità" della ghiandola mammaria, tipica dell'età
giovanile, alla mammografia costituisce un limite della tecnica.
Su Cancer Epidemiology Biomarkers & Prevention, autori canadesi
riportano i risultati di uno studio secondo i quali l'introduzione
alimentare di grandi quantità di calcio e Vitamina D riduce nelle
donne in premenopausa la densità mammaria e quindi può essere di
grande aiuto nella prevenzione strumentale del carcinoma mammario.
Infatti il tessuto mammario cambia durante la vita di una donna
e con il progredire dell'età il tessuto ghiandolare ("denso" mammograficamente)
viene sostituito da tessuto grasso e fibroso ("chiaro") .Mentre
la densità del tessuto mammario giovanile rende difficile l'interpretazione
mammografia, la presenza invece di tessuto "chiaro" rende efficaci
i programmi di prevenzione mammografic e di screening che infatti
si collocano intorno all'età di 50 anni.
31-Farmaco efficace per combattere le
vampate di calore nelle donne in terapia per carcinoma mammario
Su Lancet autori americani hanno riportato i dati relativi alla
efficacia del Gabapentin alla dose di 900 mg al giorno per combattere
le vampate di calore nelle donne in terapia per carcinoma mammario.
Il gabapentin è il principio attivo di un farmaco antiepilettico/anticonvulsivante/analgesico.
In studi clinici si è dimostrata la buona tollerabilità sino a 2400
mg/die. Tuttavia poiché il suo effetto è già presente a 900 mg/die
la dose giornaliera consigliata efficace è di 25-30 mg/kg/die.
32-Asportazione di tumore al seno in
ipnosi senza anestesia né locale né generale
Ha destato un certo scalpore la notizia diffusa dal Lister Hospital
di Londra dove una paziente,P.Plaisted, ha subito un intervento
"importante" al seno senza anestesia generale e locale ,ma solo
sotto ipnosi.
In realtà l'esperienza londinese non è isolata: all'Ospedale più
importante di Liegi ,in Belgio, come ha riferito la rivista New
Scientist, la ipno-sedazione è ormai una metodica di routine, poiché
dal 1992 sono stati eseguiti ben 4.800 interventi chirurgici,anche
complessi, escludendo quelli di alta chirurgia sul torace e addome
,per i quali si rende indispensabile la tradizionale anestesia generale.
La ipno-sedazione a Liegi consiste in una preparazione psicologica
finalizzata a potenziare gli effetti dell'anestesia locale.
Anche in Italia sono stati eseguiti in passato interventi in ipno-sedazione
con impiego prevalente nel parto: attualmente però l'ipnosi viene
da noi utilizzata non per sopprimere il dolore ma in ambito psicoterapeutico.
A Londra e a Liegi invece è utilizzata per sostituire l'anestesia
generale che secondo gli anestesisti belgi lascia segni sulle capacità
cognitive, sulla memoria e sul sistema immunitario , oltre al fatto
che può favorire specie nell'anziano lo sviluppo di malattie degenerative
come l'Alzheimer e il Parkinson.
Gli anestesisti del Royal College di Londra hanno soprattutto studiato
gli effetti a lungo termine degli anestetici mettendo in guardia
in modo particolare i pazienti fumatori ,cardiopatici e diabetici.
Tenendo conto dei potenziali rischi degli anestetici perché allora
la ipnosedazione è così poco diffusa nel mondo ?Perchè ,secondo
l'anestesista ipnoterapeuta inglese D.Rogerson, solo il 10 per cento
delle persone è altamente influenzabile dalla ipnosi. In realtà
la partecipazione emotiva e suggestiva può salire all'80 per cento
in funzione del contesto. Secondo alcuni esperti il massimo della
partecipazione e suggestione si ottiene in un teatro.
Secondo il professor Giampiero Mosconi,presidente dell'Associazione
Medica Italiana per lo studio dell'Ipnosi di Milano, in una intervista
rilasciata ad Angelo De Micheli del Corriere della Sera " Tutti
sono sensibili all'ipnosi". Sulla base di quanto riportato dalla
letteratura il dieci per cento ha una forte sensibilità all'ipnosi,
per gli altri, la soglia di profondità dello stato ipnotico è sfuocata
,ma sufficiente per fare psicoterapia. Tutti siamo più o meno ipnotizzabili
; è questione di tecniche d'induzione ,di strategie e di abilità
di chi induce la trance ipnotica ,che è un particolare stato di
coscienza.
Questo si raggiunge attraverso uno scambio di messaggi verbali o
non, destinato a mettere in moto delle risorse inconsce. Ben venga
se l'obiettivo è eliminare la percezione del dolore."
33- Significato del dolore mammario monolaterale
localizzato
L'associazione dolore localizzato-tumore è del tutto infrequente.
Secondo Autori californiani sulla rivista The Breast Journal in
presenza di dolore mammario localizzato , la negatività alla mammografia
ed ecografia consente di escludere con ragionevole sicurezza la
presenza di una patologia maligna.
34-La terapia ormonale sostitutiva (HRT)
in menopausa aumenta il rischio di tumore mammario
Su International Journal Cancer ondine pubblicato il 19 settembre
2005 , viene confermato che l'uso della terapia ormonale sostitutiva
aumenta il rischio di tumore mammario nelle donne in età postmenopausale.
In questo lavoro la novità è rappresentata dal fatto che il dato
non solo conferma i risultati di studi sulla razza bianca ,ma per
la prima volta rileva il rischio a prescindere dalla razza.
Gli Autori affermano che la terapia esclusivamente con estrogeni
è molto più sicura per quanto attiene il rischio di tumore al seno
,ma non può essere usata a lungo termine per non aumentare il rischio
di tumore endometriale.
Gli Autori propongono di integrare gli estrogeni con i progestinici,
questi ultimi però non con somministrazione mensile ma con intervalli
più lunghi.
Altra soluzione proposta è quella di utilizzare un apparecchio di
somministrazione intrauterina in grado di somministrare solo localmente
i progestinici.
35 - Rischio dell’anestesia : evento
raro o rarissimo ?
Tre decessi negli Ospedali Siciliani nel mese di settembre in seguito
a interventi chirurgici di chirurgia minore..Tragica fatalità o
si tratta di eventi che rivelano un rischio maggiore delle stime
diffuse finora ? La risposta ,per quanto possa sembrare strano,
è più difficile di quanto si possa pensare.Ma semplicemente perché
in Italia studi in tal merito non ne esistono. Esistono però dati
internazionali pubblicati a maggio dal British Journal of Anaestethesia
raccolti dall’Università di Nottingham in Inghilterra.Ne emerge
un quadro poco chiaro perché discordante da Paese a Paese in cui
l’indagine è stata condotta.Per quanto riguarda i dati di mortalità
in Francia i decessi attribuibili alla anestesia sono di uno ogni
8.000 interventi,in Olanda addirittura uno ogni 124.000 interventi.Ancora
diversi sono i dati della mortalità emersi da un colossale studio
giapponese che ha indagato su due milioni e mezzo di interventi
con una mortalità di uno ogni 48.000 interventi.
Cause di morte / frequenza
Erroneo dosaggio dei farmaci anestetici o errore nella valutazione
pre-operatoria 15,3 %
Disturbi del ritmo cardiaco gravi 13,9 %
Infarto 8,8%
Errori nel controllo delle vie aeree 7,9%
Anestesia spinale alta sovradosata 7,4%
Vigilanza inadeguata 6,9 %
Emorragia importante non trattata adeguatamente 5,1%
Sovradosaggio dei farmaci inalati 2,8 %
Soffocazione,aspirazione 2,8%
Cattivo funzionamento delle apparecchiature 2,3 %
Nella tabella manca un riferimento specifico alle reazioni anafilattiche
da farmaci.La frequenza di reazioni anafilattiche è fortunatamente
rara :alcuni studi parlano di una ogni 20.000 anestesie, altri di
una ogni 10.000,. In Francia nel 1997 è stato pubblicato il lavoro
che riporta il dato più attendibile :una reazione ogni 13.000 interventi.Quali
le sostanze responsabili ? Al primo posto ci sono i curari ,seguiti
a distanza dal lattice, dagli ipnotici e dagli antibiotici. La disparità
tra i vari studi deriva della eterogeneità dei campioni presi in
esame.Alcuni studi ad esempio prendono in considerazione solo pazienti
ad alto rischio nei quali ovviamente ,i rischi sono maggiori.Forse
più vicini alla situazione italiana possono essere considerati gli
studi inglesi ed americani nei quali i dati di mortalità si attestano
su un decesso ogni 20.000 interventi chirurgici.
36 - Prima di qualsiasi intervento va
segnalata all’anestesista l’assunzione eventuale di prodotti naturali
Quasi tutti i pazienti candidati ad un intervento chirurgico non
ritengono necessario segnalare all’anestesista l’eventuale assunzione
di prodotti naturali perché diffusissima è la convinzione che naturale=
innocuo.D’altra parte neanche dai medici che raccolgono i dati preoperatori
sono presi in seria considerazione i possibili effetti collaterali
e le interazioni delle erbe medicinali con i farmaci anestetici,
tanto è vero che raramente vengono poste domande in tal merito.
Alcuni prodotti erboristici in realtà possono provocare effetti
collaterali inattesi e spiacevoli complicazioni. Ad esempio :
- l’echinacea può interferire con il processo di cicatrizzazione
delle ferite e ridurre l’effetto dei cortisonici.
- il ginseg ,può ridurre l’azione degli anticoagulanti ,abbassare
la glicemia, provocare ipertensione e tachicardia.
- l’efedra associata alla ossitocina può provocare disturbi cardiaci
e ipertensione
- il ginko biloba e l’aglio possono provocare interazioni con anticoagulanti
e provocare emorragie
- l’iperico può prolungare l’effetto dell’anestesia e interferire
con il metabolismo di diversi farmaci.
- la valeriana potrebbe aumentare l’effetto dei farmaci anestetici
Buona regola sarebbe quella di sospendere almeno 2 settimane prima
dell’intervento i prodotti naturali e /o comunque comunicarne dosi
e nomi delle piante all’anestesista nella fase di pre-ricovero.
37 - Il trapianto di midollo una arma
in più per combattere il tumore della mammella in fase avanzata.
Lancet dà notizia di uno studio di M.Carella del’Ospedalel San Martino
di Genova ,eseguito in collaborazione con la clinica Medica –DIMI
di Genova e la Casa Sollievo di San Giovanni Rotondo.Lo studio ha
preso in esame 17 donne che ,nonostante le terapie, continuavano
ad avere recidive di tumore del seno in fase avanzata..Per tre pazienti
il risultato è stato quello di una remissione completa della malattia
a 4 e 6 anni di distanza mentre in altre 3 pazienti il trattamento
ha “stabilizzato la malattia”.La terapia che consiste in un “doppio
trapianto”, prevede dapprima il prelievo dal sangue periferico dell’ammalata
delle cellule staminali del midollo osseo ,che vengono poi conservate
a freddo. A questo punto si somministra una chemioterapia ad alte
dosi per eliminare il maggior numero di cellule tumorali ,seguita
dall’autotrapianto delle cellule staminali conservate e da un trapianto
di cellule staminali donate da un familiare compatibile..
38 - Boom di Internet .Promossi i siti
italiani di informazione medico-sanitaria. In testa i siti delle
associazioni dei malati.
I pazienti sempre più frequentemente si recano dal medico con una
autodiagnosi già pronta , dopo evere cercato informazioni sul Web.
Secondo l’indagine del Censis-Forum per la ricerca biomedica., sono
20 milioni gli italiani che navigano abitualmente su Internet e
pare che oltre il 26 % delle ricerche svolte in rete riguardino
argomenti di salute e informazioni su Benessere e sanità. L’indagine
ha esaminato 190 siti italiani divisi in quattro categorie :generalisti,
istituzionali, delle aziende farmaceutiche , delle associazioni
dei malati.Trovano grande spazio i congressi, le ricerche, i farmaci,
la prevenzione, , l’alimentazione ,le diete, lo sport , il fitness,
l’ambiente. La ricerca del Censis Forum ha poi dato i voti con un
indice di affidabilità delle informazioni.. I siti delle associazioni
dei malati hanno avuto il voto più alto riguardo alla affidabilità
delle informazioni.
39- Frutta e verdura riducono il rischio
di recidive del tumore
Una alimentazione ricca in vegetali e frutta riduce il rischio di
recidive in pazienti operate per carcinoma mammario.L'osservazione
è stata pubblicata da autori canadesi in un lavoro presentato sul
Journal of Clinical Oncology. Probabilmente una alimentazione salutare
influisce in primo luogo sulla riduzione del soprappeso che è un
fattore di rischio di recidiva e di tumore al seno.
40-Gli antidepressivi (SSRI) non aumentano
il rischio di tumore
Contrariamente a quanto si era ipotizzato in passato e riscontrato
sui roditori,gli antidepressivi appartenenti alla categoria degli
Inibitori Selettivi del Reuptake della Serotonina (SSRI) non aumentano
il rischio di tumore mammario.Questo scaturisce da una esperienza
di quattro -cinque anni, ed è pertanto da considerarsi affidabile.La
preoccupazione in questo senso risale al 1992, quando era stato
ipotizzato che dosi rilevanti di SSRI sarebbero state in grado di
accelerare la crescita dei tumori mammari nei roditori. (Am.J.Epidemiol
)
41-Consumo di cibi dolci e rischio di
tumore
Secondo uno studio italiano pubblicato su Annals of Oncology il
consumo di cibi dolci Ed un elevato indice glicemico aumentando
i livelli plasmatici di insulina e dei fattori di crescita Insulino-simili,
determina un incremento del rischio di sviluppare un carcinoma mammario.
42-Consumo di alcool e rischio di tumore
Uno studio svedese pubblicato sul Journal of the National Cancer
Institute, afferma che esiste una correlazione diretta tra grado
di consumo di alcolici e rischio di sviluppare carcinomi mammari
(ER+) in postmenopausa.
43- Dieta con folati riduce il rischio
di tumori mammari alcool-indotti
Uno studio australiano sul British Medical Journal afferma che una
adeguata introduzione di folati con la dieta ha un effetto protettivo
nei confronti del carcinoma mammario alcool-indotto (v.n.42)
44-Radioterapia moderna sicura per il
cuore.
In passato la radioterapia per tumore del seno era associata a possibili
effetti cardiotossici, che per via di motivazioni anatomiche, risultavano
più frequenti tra le donne trattate al seno sinistro che fra quelle
con tumore al seno destro. Negli ultimi decenni vi sono state variazioni
nei protocolli e dosaggi in grado di ridurre significativamente
il rischio di tossicità. Uno studio pubblicato su J.Clin.Oncol.
conferma questo dato e nello stesso tempo raccomanda una costante
vigilanza sugli effetti collaterali della radioterapia sul cuore.
45-Parenti con tumore mammario bilaterale
e variante genetica associata aumentano il rischio di tumore mammario.
Su Lancet è stato pubblicato uno studio che mostra un elevato aumento
del rischio di tumore mammario nelle donne con famiglia in cui sono
presenti casi di tumore bilaterale in presenza di Una variante genetica
chiamata "CHEK2*1100delC".
46-Micrometastasi e prognosi
In pazienti con carcinoma mammario, la presenza di micrometastasi
nel midollo osseo, al momento della diagnosi è associata ad una
cattiva prognosi, secondo quanto affermato da S.Braun e coll. dell'Università
di Insbruck, in uno studio pubblicato sul New England Journal of
Medicine. Questo studio ha considerato i dati di nove studi che
avevano coinvolto 4703 pazienti con carcinoma della mammella allo
stadio I,II, e III seguite con un follow-up di 10 anni. Micrometastasi
sono state individuate nel 30 % delle pazienti. Rispetto alle donne
senza micrometastasi midollari, le pazienti con micrometastasi mostravano
tumori di dimensioni maggiori, con un grado istologico più alto,
maggiore incidenza di metastasi linfonodali e negatività dei recettori
ormonali. La presenza di micrometastasi in definitiva è risultata
un fattore prognostico significativo per una cattiva sopravvivenza
complessiva.
47 - BRCA1
and BRCA2 germ-line mutations and oral contraceptives: to use or
not to use.
Approximately 10% of the cases of breast cancer and invasive ovarian
cancer are hereditary, occurring predominantly in women with germ-line
mutations in the BRCA1 or BRCA2 gene. In deciding whether women
with germ-line mutations in the BRCA1 gene should use oral contraceptives
a possible increase in the risk of breast cancer needs to be weighed
against the convenience of this means of birth control and its potential
to reduce the risk of ovarian cancer. In women with BRCA2 mutations,
oral contraceptive use has not been associated with an increased
risk of breast cancer and does have the potential to reduce the
risk of ovarian cancer. Prophylactic surgical options and intensified
surveillance should, of course, be discussed with these patients.
Reprinted from The Breast, August 2005, Vol 14, Issue 4: Tal Grenader,
Tamar Peretz, Meyer Lifchitz and Linda Shavit: "BRCA1 and BRCA2
germ-line mutations and oral contraceptives: to use or not to use
", Pages 264-268, Copyright 2005, with permission from Elsevier.
48 - Sentinel
lymph node biopsy for localised ductal carcinoma in situ?
Intraductal carcinoma of the breast (DCIS), by definition, cannot
give axillary metastases. Axillary dissection is therefore not indicated.
The role of the sentinel lymph node (SLN) biopsy in the management
of DCIS has not yet been established. A 6-13% risk of SLN involvement
is reported in Literature. The aim of the present study is to assess
the role of SLN biopsy in patients with pure DCIS and attempt to
identify guidelines for routine practice in managing such patients.
From March 1996 to December 2003, 508 consecutive patients with
pure DCIS of the breast underwent SLN biopsy at the European Institute
of Oncology in Milan. Clinical and pathological data were prospectively
collected. In all cases of previous surgery or stereotactic biopsy
performed elsewhere all pathological slides were reviewed. Cases
with microinvasion were excluded from this investigation. Lymphatic
mapping was performed using a radiocolloid technique. Most of the
patients underwent conservative surgery and removal of the SLN which
was sent for conclusive histology. SLN metastases were detected
in 9 out of 508 (1.8%) patients. In five patients only micrometastasis
(<2 mm) was detected. Eight patients underwent complete axillary
dissection. In none of these patients did we find additional positive
axillary lymph nodes. In conclusion, due to the low prevalence of
metastatic involvement (1.8%), SLNB should not be considered a standard
procedure in the treatment of all patients with DCIS. In pure non-comedo
DCIS completely excised by radical surgery with free margins of
resection SLNB should be avoided since not only it is unnecessary
but could also jeopardize a successive re-SLNB in case of invasive
recurrence. A very extensive and accurate histological examination
of the tumour in DCIS is compulsory to exclude micro-invasive foci
and, finally, to decrease the prevalence of unexpected SLN metastases.
SLNB should be considered in case of DCIS where there exists a strong
doubt of invasion at the definitive histology, such as large solid
tumours or diffuse or pluricentric microcalcifications undergoing
mastectomy. Moreover, if the trend is statistically confirmed with
a wider population, large comedo-DCIS, presenting superior risk
of SLNs metastasis, could be scheduled for SLNB. If the SLN is micrometastatic
complete axillary dissection is not unavoidable.
Reprinted from
The Breast, December 2005, Vol 14, Issue 6: P. Veronesi, M. Intra,
A.R. Vento, P. Naninato, P. Caldarella, G. Paganelli and G. Viale:
"Sentinel lymph node biopsy for localised ductal carcinoma in situ?",
Pages 520-522, Copyright 2005, with permission
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