Articolo tratto da Vitality - Maggio 2004 - di Cristina Tirinzoni
Ha un volto intenso, antico. Il volto scolpito nella vita. Quello di chi non sta tanto a pensare che faccia fare, ma che parole dire.
Il volto scolpito dal sole cocente e dal vento sferzante quando attraversa, a piedi e in solitaria, 180 chilometri di deserto.
"È un momento di felicità, sì. C'è qualcosa nel deserto che ti sfila via la memoria. Non mi chiedo il perchè. So che per me il benessere
è questa sensazione di vuoto”, dice.
Il deserto quello è il suo posto, quando può staccare dal lavoro. È l'unico in cui Salvo Catania riesce a far sospendere il pensiero.
A provare la sensazione di essere definitivamente lontano da tutto.
Salvo, 57 anni, è un chirurgo oncologo che opera a Milano. Esegue 400 interventi l'anno. Ogni giorno incontra donne che fanno i conti con il cancro al seno Impaurite, ma anche piene di vita,
desideri, progetti E determinate a vivere. "Il problema è come parlare loro, cosa dire, in che modo comunicare la notizia.
Dare una informazione che tenga conto delle loro paure, delle aspettative della storia personale”.
Si racconta, Salvo Catania, e ti trasmette una sensazione di grande energia interiore. "Bisogna essere felici per dare positività. Ma al tempo stesso avere la forza di affrontare il senso di
Impotenza di fronte alla malattia incurabile”. Parla e dice cose che non si sentono più che si arriva alla vitalità quanto più si accetta l'idea di
dover morire. "È proprio l'incontro con pazienti eccezionali che mi ha fatto riflettere. Il paziente eccezionale è una persona normale che,
nell'impatto con la malattia grave, comincia a prendersi la responsabilità della propria vita.
Vitalità significa cambiamento. Anche per il malato: non si tratta di tornare come prima, ma di vivere in modo nuovo, perché si è scoperto il valore di
alcune cose, per realizzare aspirazioni sopite. Anche il deserto è vitale. Sempre diverso e sempre uguale . Cambia colori e forme. Una natura dura, il pericolo
ovunque. E poi la sorpresa che la vita può esistere là dove, per via logica, non dovrebbe esserci. Miracoli di sopravvivenza, di sfida alla morte. Bastano due gocce
di pioggia per non morire di sete”. E, nei colori del tramonto, le luci del Sahara sono distanti da ogni perché.
di Cristina Tirinzoni
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