I marcatori tumorali (tumor markers)
Di Salvo Catania - Marzo 2004
I
marcatori tumorali sono proteine, ormoni o altre
sostanze presenti nel tumore o circolanti nell'organismo
che possono segnalare la presenza di un tumore o di
alcune sue caratteristiche. Si tratta di sostanze,
infatti, che vengono sintetizzate direttamente dalle
cellule neoplastiche: più raramente sono prodotte
dall'organismo in risposta allo sviluppo del tumore.
In alcune forme tumorali questi esami permettono di
stabilire il grado di aggressività della neoplasia,
anche indipendentemente dalle sue dimensioni.
Più diffusa è la loro utilizzazione durante o dopo la
cura allo scopo di stabilire se è in atto una ripresa
della malattia.
Mentre le altre indagini diagnostiche (esame istologico,
radiografie, ecografie, RM) evidenziano direttamente la
presenza di un tumore, i marcatori tumorali ne rilevano
la presenza soltanto indirettamente come il tuono fa con
il fulmine.
Ma proprio perché il loro segnale è indiretto, i markers
possono avere un grande valore clinico. In una patologia
così insidiosa come il tumore, essi possono lanciare un
segnale di allarme molto prima che compaiano quei segni
clinici che mettono in allarme il paziente o il medico:
e talvolta anche prima che sia possibile identificarlo
con altri strumenti diagnostici.
Ciò non vuol dire che possano essere utilizzati come
strumenti di screening perché possono aumentare in
condizioni di assoluta benignità.
STORIA
Nel 1965 due studiosi americani, isolarono nelle cellule
di alcuni tumori del colon una sostanza che si
dimostrava correlata alla malattia.
Identificata come CEA (Antigene Carcino Embrionale),
essa si rivela presente non solo nel tessuto tumorale ma
anche nel sangue dei malati, dove – attraverso un
semplice prelievo e mediante test di laboratorio - può
essere quantizzata.
Successivamente si scoprì che il Cea viene prodotto,
anche se in piccole quantità, anche da tessuti sani e
soprattutto che nelle prime fasi della neoplasia i suoi
livelli sierici sono molto bassi o normali. Si evidenziò
inoltre che si
poteva associare ad altre neoplasie (mammella, polmone,
apparato urinario, pancreas, stomaco). Questa
constatazione raffreddò gli entusiasmi che avevano
accompagnato la scoperta del Cea anche perché
successivamente fu rilevato che concentrazioni
misurabili del marcatore sono presenti a seguito di
malattie non tumorali, come infiammazioni acute e
croniche del fegato.
Questa considerazione ha fatto capire che la ricerca di
alcuni marcatori non sia indicata per la prima diagnosi
e per gli screening dei tumori, salvo qualche eccezione.
Si può concludere che il dosaggio dei marcatori assai
difficilmente può aiutare il medico a formulare una
diagnosi precoce mentre è assai più importante per
verificare l’efficacia delle terapie oppure per rivelare
con anticipo la presenza di una eventuale ripresa della
malattia nei pazienti già trattati.
Per questo non basta un solo dosaggio: occorrono esami
ripetuti che permettano di confrontare tra loro i valori
ottenuti alle diverse scadenze e il loro andamento nel
tempo e soprattutto confrontarli contemporaneamente
al dato clinico del paziente.
In altre parole l’interpretazione del test non si basa
sulla semplice lettura di un dato di laboratorio, ma va
inquadrata all’interno del contesto clinico.
La mancanza di informazioni precise e consolidate circa
il significato dell'incremento di un marcatore fa sì che
in realtà essi vengano frequentemente utilizzate per
decisioni cliniche in manierasoggettiva e a volte
arbitraria.
Dati recenti suggeriscono vantaggi in termini di
sopravvivenza nei pazienti monitorati con i marcatori
che sono stati trattati sulla base dell'incremento degli
stessi. Purtroppo esiste il problema dei falsi positivi,
che rappresenta un ostacolo importante ad un possibile
trattamento basato solo sui marcatori tumorali quando si
utilizzi come criterio decisionale il valore soglia
positivo/negativo.
I MARCATORI PIÙ
UTILIZZATI NELLA PRATICA CLINICA
CEA (Antigene
Carcinoembrionale)
E’ il più antico e noto dei marcatori. Soprattutto
per i tumori del tratto gastro intestinale, ma anche per
il monitoraggio dei tumori polmonari, in particolare per
il monitoraggio della risposta ai trattamenti e la
ricerca di una eventuale ripresa della malattia a
distanza. In passato utilizzato anche per il
monitoraggio dei tumori della mammella. Possibilità di
falsi positivi si possono avere nei forti fumatori o
anche in presenza di malattie croniche
intestinali (diverticoliti e poliposi) od epatiche, o di
infezioni o infiammazioni.
CA 15.3
(Marcatore Mucinico
E' prevalentemente associata alle neoplasie della
mammella e si trova in concentrazioni elevate
soprattutto nelle pazienti con malattia avanzata. Utile
il monitoraggio nel tempo per valutare la risposta ai
trattamenti e la presenza di una eventuale ripresa della
malattia. Anche per questo marcatore si registrano falsi
positivi.
In alcuni studi la sopravvivenza mediana dalla
mastectomia è risultata significativamente migliore nel
gruppo trattato precocemente sulla base dei marcatori
che nel gruppo trattato al momento della evidenza
clinico-strumentale della ricaduta (60 mesi contro 44
mesi).
CA 19.9
(Marcatore Mucinico)
Questo marcatore è utilizzato da molti anni, in
associazione oppure in alternativa al CEA, per i tumori
del colon-retto, oppure da solo per i tumori del
pancreas.
Ha indicazioni, limiti e vantaggi sovrapponibili a
quelli del CEA; l’associazione dei due marcatori nel
cosiddetto follow-up (il controllo dopo la cura)
incrementa la sensibilità diagnostica.
Può dare ‘falsi positivi’, cioè segnalare un tumore
anche quando questo non esiste, in presenza di
situazioni infiammatorie croniche del pancreas, del
fegato o dell’intestino.
CA 125
(Marcatore Mucinico)
Rispetto ad altri è un marcatore relativamente
specifico e molto sensibile per i tumori ovarici. Può
avere un ruolo diagnostico importante nelle masse
ovariche di incerto significato.
Utile nella valutazione delle risposte ai trattamenti
chirurgici e/o adiuvanti.
Secondo molti oncologi avrebbe anche un significato
prognostico in grado di prevedere l’andamento della
malattia.
Falsi positivi :infiammazioni peritoneali e soprattutto
endometriosi.
Citocheratine
Il TPA, il TPS ed il Cyfra 21.1 sono tra le
citocheratine più utilizzate come marcatori oncologici.
La concentrazione di queste sostanze nel sangue è
proporzionale alla massa del tumore e alla sua
aggressività.
Il TPA, per esempio, può essere utile nel controllo dei
risultati nella cura di tumori del polmone e delle vie
urinarie.
AFP (Alfa-Fetoproteina)
Come altri viene prodotta in condizioni di normalità
ed è la stessa sostanza presente nel siero materno a
partire dalla quarta settimana di gravidanza.
Dimostrata una correlazione con i tumori del fegato, per
i quali viene utilizzata nella fase diagnostica in
associazone agli esami strumentali, monitoraggio delle
cure e valutazione prognostica.
Grande importanza clinica assume in alcuni tumori del
testicolo e dell’ovaio sia per la stadiazione del tumore
sia per valutare l’efficacia delle cure.
HCG (Gonadotropina
Corionica)
Anche questo marcatore è un ormone correlato
fisiologicamente all’inizio della gravidanza.
Viene dosato in associazione all’AFP per i tumori
germinali del testicolo e dell’ovaio. Importante per
diagnosi e monitoraggio del coriocarcinoma del
testicolo.
TG (Tireoglobulina)
Importante marcatore delle neoplasie della tiroide.
Asportata questa ghiandola, unica produttrice di
tireoglobulina, un suo innalzamento indica una ripresa
della malattia.
Se la tiroide non è stata asportata il suo monitoraggio
consente una valutazione dell’efficacia delle terapie.
CT (Calcitonina)
Correlato al tumore midollare della tiroide, il suo
dosaggio dopo stimolo viene utilizzato per la diagnosi
soprattutto nella forma familiare di questa malattia.
Molto importante per la valutazione della risposta alla
cura.
PSA (Antigene
Prostatico-Specifico)
A differenza di altri marcatotiri il PSA secondo
alcuni Autori è utile nello screening dei tumori della
prostata per individuare la fascia dei soggetti a
rischio.
Viene normalmente prodotto dalla ghiandola prostatica e
può innalzarsi nel sangue per malattie benigne
(iperplasia prostatica o prostatite) o nel cancro della
prostata. La entità e la frequenza dell’innalzamento dei
suoi livelli sono correlati alla estensione del tumore.
Il dosaggio è utile per la diagnosi, in associazione
all’esame clinico-strumentale, e inoltre nella
stadiazione e follow-up della malattia.
NSE
Il dosaggio di NSE viene considerata oggi come
l’indagine di laboratorio che dà informazioni più
attendibili per la prognosi e la valutazione della
risposta terapeutica del microcitoma polmonare, una
delle forme di tumore del
polmone.
La NSE rappresenta un importante marcatore anche per il
neuroblastoma e più in generale per i tumori del sistema
neuroendocrino.
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